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Fermato uomo che rapì figlia e la portò in Siria: parla la ex moglie

Kharat ora si trova in un centro di detenzione turco per stranieri, ma cʼè il rischio che Ankara lo rilasci presto e che dellʼuomo si perdano le tracce

È stato fermato dall'Interpol in Turchia, in esecuzione di mandato di arresto internazionale emesso dal Tribunale di Monza, Mohamed Kharat, 40 anni.

Cinque anni fa ha rapito la sua bambina, portandola via alla madre, Alice Rossini. Erano residenti a Vimercate. La piccola, di cui si sono perse le tracce, probabilmente è stata trasferita in Siria. Kharat ora si trova in un centro di detenzione turco per stranieri, ma c'è il rischio che le autorità di Ankara lo rilascino presto e che dell'uomo si perdano le tracce. Tgcom24 ha intervistato la ex moglie Alice Rossini.

Pensa che Mohamed Kharat verrà rilasciato dalle autorità turche?
La nostra paura è quella, abbiamo la certezza che al momento sia ancora con la polizia turca e che il nostro ministero degli Esteri stia cercando di fare il possibile per riuscire a riportarlo in Italia. Ma non è detto che ci riesca. Ci sono infatti due possibilità: potrebbero estradarlo in Italia oppure rimandarlo in Siria che è ufficialmente il suo paese, anche se non ha più i documenti. Il suo vero passaporto è in mano alla Procura di Monza e finora Kharat ha viaggiato in clandestinità.

Spera nella estradizione?
La mia speranza è che la Farnesina riesca a ottenere questo importante risultato. Se lui dovesse ritornare in Siria perderemmo l'unica occasione di ritrovare la bambina. E' l'unico che sa dove si trova effettivamente la bimba che a marzo compirà sette anni.

Dove potrebbe trovarsi? Chi si sta prendendo cura della bambina in questo momento?
L'idea è che si trovi in Turchia con i parenti del padre. Nel momento in cui in Siria è scoppiata la guerra, soprattutto nella loro città, Aleppo, probabilmente tutta la famiglia si è messa in sicurezza andando via.

Quando è stata l'ultima volta che l'ha sentita?
Da cinque anni non vedo mia figlia, fatta eccezione per un video che mi ha dato Kharat quando l'ho incontrato in Turchia. Lì mi aveva concesso di fare una piccola telefonata alla bambina che ormai parla solo arabo: quando mi ha sentito, mi ha riconosciuta, ha iniziato a piangere e non siamo più riuscite a dirci nulla. Ho sentito Kharat poco prima che lo arrestassero, in Turchia, e in quell'occasione gli ho parlato per due minuti. Mi ha detto di lasciarlo stare tanto la bambina era morta e che, fosse stata ancora viva, l'avrei vista solo quando sarebbe diventata maggiorenne. Mi ha minacciata come ha fatto più volte dopo la condanna a 10 anni, emessa dal Tribunale di Monza nel 2015. In quell'occasione, subito dopo la sentenza, mi ha mandato un messaggio in cui diceva che la bambina era rimasta uccisa in un bombardamento ad Aleppo. Per fortuna questa notizia non ha avuto mai conferma: lui non mi ha mai fornito prove attendibili e anche le verifiche che ho fatto io sono state negative. In quei giorni non ci sono stati bombardamenti ad Aleppo.

Cosa chiede al Governo?
Chiedo il massimo coordinamento possibile per trovare una soluzione a un caso che dura da troppo tempo e chiedo di riportare a casa la bambina e di estradare il padre perché paghi per la sua condanna. Sono una mamma e non posso pensare che mia figlia stia lontana da me, anche perché, essendo cittadina italiana, le è stato tolto il diritto di vivere nel suo paese, in pace, in una famiglia più serena.