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Familiari vittime strage di Orlando intentano causa a giganti Web

Per aver fornito con le loro piattaforme "supporto materiale" alla propaganda Isis e per aver contribuito a radicalizzare lʼautore della strage

Alcuni familiari delle vittime dell'attentato al gay club di Orlando hanno citato in giudizio Twitter, Facebook e Google per aver fornito con le loro piattaforme "supporto materiale" alla propaganda Isis e aver contribuito a radicalizzare l'autore della strage, Omar Mateen.

Per gli esperti, se questa causa avesse successo, ritenendo i giganti del Web responsabili del materiale postato, potrebbe rivoluzionare il mondo dei social media.

"Google, Facebook e Twitter responsabili crescita Isis" - Nella causa, le famiglie di tre vittime sostengono che le tre piattaforme web "hanno fornito al gruppo terroristico dell'Isis account usati per diffondere la propaganda estremista, raccogliere fondi e attrarre nuove reclute". "Senza Twitter, Facebook e Google (YouTube), la crescita esplosiva degli ultimi anni del gruppo terroristico più temuto al mondo non sarebbe stata possibile", si legge nella citazione.

I giganti del Web, la pubblicità e l'Isis - Al centro della denuncia l'interpretazione di quanto previsto dal Communications Decency Act (CDA) del 1996, che finora è servito a proteggere i social media da eventuali responsabilità legate ai contenuti postati sulle loro piattaforme. Ma alcuni avvocati e accademici hanno cominciato a sostenere che siti come Facebook potrebbero violare la normativa con i loro algoritmi segreti, che consentono di piazzare pubblicità legate alle informazioni degli utenti, condividendo con l'Isis gli introiti pubblicitari e quindi finanziandone l'attività. Facebook, Twitter e Google non hanno risposto per ora alla richiesta di un commento da parte della Fox.