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Coronavirus, "l'untore" britannico è guarito e ha rivelato la propria identità: avrebbe contagiato 11 persone

Steve Walsh, imprenditore 53enne, ha viaggiato a Singapore per lavoro poi è andato in vacanza in Francia: è stato individuato come fonte di trasmissione del virus per diversi connazionali. LʼOms: "Non ha colpe"

Si chiama Steve Walsh ed è un imprenditore britannico di 53 anni: nei giorni scorsi è stato individuato come fonte di contagio da coronavirus per 11 suoi connazionali. L'uomo si è ammalato dopo essere stato a Singapore per lavoro e sulle Alpi francesi in vacanza. Ora Walsh, additato dai media come "l'untore" per il suo ruolo nella diffusione del virus, ha annunciato di essere guarito e ha reso nota la propria identità.

Infettate 11 persone che erano con lui in Francia - Nel rivelare l'identità e la guarigione, l'uomo ha voluto ringraziare il servizio sanitario britannico "per l'aiuto e le cure", aggiungendo: "Mentre io sono totalmente guarito, i miei pensieri sono per le altre persone che hanno contratto il virus". Viaggiando in Europa, infatti, Steve Walsh ha infettato 11 suoi connazionali che sono stati con lui in vacanza in Francia. 

 

Resta ricoverato e in isolamento - L'imprenditore resta, così come la sua famiglia, ricoverato e in isolamento "per precauzione". La notizia della sua guarigione è stata confermata dal servizio sanitario. Per i suoi numerosi spostamenti e per il fatto che sia stato a lungo asintomatico è stato chiamato "super spreader", cioè un paziente in grado di contagiare numerose altre persone.

 

Oms: "Le persone che trasmettono il virus non hanno colpe" - Il caso di Steve Walsh è stato commentato anche dall'Oms che ha definito il coronavirus una minaccia globale peggiore del terrorismo. "Personalizzare" i casi di contagio "è di poco aiuto", ha detto Michael Ryan, direttore esecutivo del programma emergenze dell'Organizzazione mondiale della sanità. "Le persone che trasmettono il virus non hanno colpe, non hanno alcuna colpa di questa situazione", ha detto la Ryan, invitando l'opinione pubblica a un atteggiamento di "estrema cautela" e a non "imporre un marchio insensato" su individui coinvolti in casi di contagio.

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