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Cina, anche le star contro il Festival della carne di cane

Lʼattivista americano Marc Ching da solo è già riuscito a evitare il macello per oltre 1000 esemplari

L'animalista americano Marc Ching è riuscito da solo a salvare oltre mille cani destinati alla macellazione nel corso del "Yulin Dog Meat Festival", l'evento durante il quale ogni anno vengono torturati e uccisi centinaia di migliaia di esemplari  in nome della radicata convinzione che mangiare carne di cane aiuterà il corpo a far fronte al calore estivo.

Ching è il fondatore della Animal Hope & Wellness Foundation.

Tra i diversi metodi adottati, Marc acquista i cani provenienti dai macelli e poi li imbarca su navi dirette negli Stati Uniti in modo tale da seguili in un percorso di riabilitazione. Ma l'azione messa a punto dall'attivista è solo una goccia nel mare: nel corso dei dieci giorni di durata del controverso festival, si prevede che i cani destinati a finire nei piatti saranno 10mila.

Per questo motivo è partita un'iniziativa più ampia, il The Compassion Project, che ha coinvolto una serie di star hollywoodiane con l'obiettivo di sensibilizzare i cinesi ad abbandonare la tradizione di mangiare i cani. Matt Damon, Joaquin Phoenix e Kate Mara sono i protagonisti del filmato che mostra anche particolari raccapriccianti riguardanti il Yulin Dog Meat Festival.
 
Il video è stato sovvenzionato dalla Humane Society International (HSI) e, proprio grazie alla sua diffusione online, è stato possibile salvare altri 29 cani e 5 gatti da un macello di Yulin, in Cina.

L'aumento della pressione da parte dei media perché si metta al bando il consumo di carni canine ha portato il Partito comunista a prendere una posizione diplomatica sulla vicenda: attraverso il Global Times, costola del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista, iPartito ha rimarcato in settimana che "mangiare carne di cane non è mai stata in Cina una tradizione popolare" e che la festa di Yulin va considerata come "un caso singolo". I suoi abitanti, in base ai contenuti dell'editoriale, "devono considerare le conseguenze di questo evento controverso" anche se lo stop "con l'uso della forza, sarebbe una violazione dei diritti umani".