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Casa Bianca: "La Turchia sta per invadere il nord della Siria" | Ankara: "Cacceremo i terroristi curdi"

Le forze statunitensi si sono ritirate dalle aree di confine strategiche. Tensione alle stelle nella regione, con i combattenti curdi che affermano: "Ci difenderemo a ogni costo". Erdogan: "Lʼoperazione può cominciare in ogni momento, estraderemo i membri dellʼIsis"

La Turchia si appresta a invadere la Siria settentrionale.

Lo ha reso noto Stephanie Grisham, responsabile della comunicazione della Casa Bianca, alleata con i combattenti curdi nella guerra all'Isis. Il presidente americano Donald Trump ha avuto un colloquio telefonico col suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. Quest'ultimo ha poi confermato il ritiro delle truppe statunitensi dalle aree di confine strategiche nel nord-est della Siria.

Nella dichiarazione della Casa Bianca si precisa che le truppe statunitensi "non sosterranno né saranno coinvolte nell'operazione" e "non saranno più nelle immediate vicinanze", cioè nel nord della Siria.

 

Erdogan: "Estraderemo i membri dell'Isis" - La Turchia sta lavorando a una soluzione per estradare "nei Paesi d'origine" i miliziani dell'Isis attualmente detenuti nelle carceri del nord-est della Siria, non appena avrà preso il controllo dell'area dai curdi dell'Ypg. Per mesi Erdogan ha minacciato di lanciare un assalto militare alle forze curde nel nord della Siria, tra cui sostiene si nascondano numerosi terroristi. Al Congresso, sia repubblicani sia democratici hanno messo in guardia contro una simile iniziativa che, mettendo in pericolo le forze curde che finora hanno sopportato il peso maggiore della campagna militare contro lo Stato islamico, avrebbe inviato un messaggio preoccupante agli alleati americani in tutto il mondo.

 

"L'operazione militare può partire in ogni momento" - Il presidente turco ha poi annunciato che l'operazione militare turca per prendere il controllo del nord-est della Siria potrebbe iniziare in qualsiasi momento. "C'è una frase che abbiamo sempre utilizzato: possiamo arrivare una notte all'improvviso. È assolutamente impossibile per noi tollerare ulteriormente le minacce di questi gruppi terroristici".

 

Il "ritiro" americano e la questione curda - Il ritiro delle truppe americane era stato ventilato da Trump a dicembre 2018, ma venne accolto con sfavore da gran parte della comunità internazionale, secondo cui il dietrofronti avrebbe comportato l'abbandono dei curdi nelle mani dell'esercito turco. L'annuncio, ora effettivo, aveva provocato le dimissioni, in segno di protesta, dell'allora segretario alla Difesa Jim Mattis e uno sforzo dell'allora consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton per cercare di proteggere i curdi.

 

La Casa Bianca ora afferma che la Turchia prenderà in custodia i foreign fighter catturati dagli Stati Uniti e trattenuti dalle forze curde da questi sostenute. L'ambasciatore americano James Jeffrey, inviato del Dipartimento di Stato nella coalizione internazionale anti-Isis, e lo stesso Trump, hanno affermato che ci sono circa 2.500 foreign fighter prigionieri, che gli Usa vorrebbero consegnare a Paesi europei, in particolare Francia e Germania.

 

Ma il Pentagono frena - Da parte sua il Pentagono hanno annunciato in un comunicato che non sostiene l'intervento militare della Turchia nel nord della Siria, ammonendo Ankara sulle "conseguenze destabilizzanti" di una possibile azione militare nel Paese.

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