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Brexit, cos'è e perché potrebbe far tremare l'Ue

Il divorzio da Bruxelles potrebbe durare da due a dieci anni e portare alle dimissioni del premier David Cameron

Il Regno Unito si appresta a entrare in un territorio inesplorato se nel referendum di giovedì 23 giugno prevarranno i sì all'uscita dall'Unione Europea.

Prima del Trattato di Lisbona, non era nemmeno prevista la possibilità di uscita dall'Ue ora contemplata dall'articolo 50, mai utilizzato. La sola certezza è che sarà un processo lungo e complesso, che durerà da un minimo di due anni dal momento in cui verrà fatto scattare l'articolo di "addio" fino a una decina. Il presidente Ue Tusk ha parlato di "7 anni almeno", il governo britannico di "un decennio o più" - se si considerano anche i rapporti post-Brexit da rinegoziare tra Gb e Ue.

Perché un referendum? La consultazione popolare è stata decisa nel 2013 dal premier David Cameron: il suo partito conservatore era sotto pressione per l'ascesa dell'Ukip. Nel programma di quest'ultimo partito era inclusa la cosiddetta Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. Cameron promise allora il referendum agli euroscettici del suo partito e in questo modo ha vinto le elezioni dello scorso maggio. Gli inglesi si erano già pronunciati sulla questione europea nel 1975, quando la Ue si chiamava Comunità economica europea.

Chi voterà per il referendum? Sono chiamati alle urne i cittadini irlandesi, britannici e del Commonwealth maggiorenni residenti nel Regno unito, i cittadini britannici che vivono all'estero, iscritti nei registri elettorali britannici negli ultimi 15 anni. I cittadini del Commonwealth a Gibilterra. Non voteranno invece, come accade per le elezioni politiche, i cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna. Si può votare recandosi ai seggi o con il voto postale.

Come si svolgerà il voto? I seggi inglesi saranno aperti dalle 7 alle 22 locali, (dalle 8 alle 23 italiane) e lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura. I risultati locali verranno dichiarati e raccolti in 12 centri regionali. Il responsabile dello spoglio dichiarerà il risultato definitivo al municipio di Manchester. Nell'ultimo referendum britannico, sulla riforma elettorale il 5 maggio 2011, il risultato finale fu dichiarato all'una del 7 maggio, oltre 24 ore dopo la chiusura dei seggi. Ma la prevalenza del no era già chiara parecchie ore prima, dopo i conteggi regionali.

L'esito sarà vincolante? No, il referendum sulla Brexit non è legalmente vincolante, in quanto non vi è legato l'avvio di nessun atto legislativo. Il da farsi sarà quindi una decisione politica che spetterà nelle ore successive al voto al premier David Cameron, che probabilmente coinvolgerà il Parlamento. Cameron, tra l'altro, avendo fatto campagna per il "remain" potrebbe doversi dimettere.

Le richieste di Cameron per restare nell'Ue Il premier inglese ha chiesto all'Ue una serie di riforme, minacciando di fare campagna per l'uscita dall'Unione se non le avesse ottenute. Tra le varie rivendicazioni:
- il divieto per i migranti di inviare all'estero i versamenti previdenziali per i figli che vivono fuori dal Paese;
- un accordo per non considerare i migranti dalla Ue candidati a un alloggio popolare a meno che non abbiano vissuto nel regno per almeno quattro anni;
- limiti quadriennali ai benefici previdenziali legati all'impiego per i migranti;
- la possibilità di sottrarsi a un'unione "sempre più stretta", impegno contenuto nei trattati Ue;
- il riconoscimento che l'euro non è la valuta dell'Unione
- nuovi poteri per escludere cittadini extra Ue che sposano cittadini Ue e persone ritenute "un rischio per la sicurezza".

Quali risultati ha ottenuto Cameron? Cameron ha ottenuto diversi punti: - i versamenti di contributi per i figli dei migranti non sono stati aboliti, ma ricalcolati in base al costo della vita dei paesi dove si trovano i bambini ; - la Gran Bretagna avrà un cosiddetto "freno d'emergenza" nel caso di livelli "eccezionali" d'immigrazione, quindi potrà decidere di limitare le previdenze per i lavoratori immigrati dalla Ue nei primi quattro anni nel Regno Unito; - una futura ai trattati Ue per chiarire che Londra non fa parte dell'unione "sempre più stretta" con altri stati membri; - la Gran Bretagna non verrà discriminata nell'Unione perché non fa parte di Eurolandia; - cittadini Ue sposati con cittadini non Ue potranno non avere libertà automatica di movimento a meno che il coniuge abbia un permesso specifico per restare nel Paese Ue dove vive.

Quali politici sono per il "Remain"? Il premier e il ministro delle Finanze Osborne sono per restare nella Ue, insieme ai ministri più importanti del governo conservatore. Jeremy Corbyn, leader laburista, e praticamente tutte le prime file dell'opposizione vogliono restare nella Ue, anche se in passato Corbyn ha espresso un certo euroscetticismo. Sono per restare nella Ue i liberaldemocratici, i verdi e i nazionalisti scozzesi.

Quali politici sono per la "Brexit"? Nigel Farage, leader dell'Ukip, è il volto che si associa automaticamente con la campagna per la Brexit. Ma ci sono anche cinque ministri del governo Cameron, come Michael Gove, segretario alla giustizia. Ma soprattutto il volto della campagna conservatrice per la Brexit è quello dell'ex sindaco di Londra Boris Johnson. A sinistra ci sono vari parlamentari laburisti.

Come risponderà l'Europa? Bruxelles convocherà martedì e mercoledì prossimi una riunione di crisi per decidere dei prossimi passi del "divorzio" di Londra. Potrebbe essere la prima occasione per Cameron per far attivare l'articolo 50. Pigiato però il "bottone rosso", scatta immediatamente il conto alla rovescia dei due anni massimi previsti per negoziare l'uscita, quindi la richiesta formale all'Ue potrebbe avvenire successivamente, anche dopo l'estate.

Quanto durerà la procedura di uscita dall'Ue? Con l'articolo 50 attivato, comincia il negoziato, verosimilmente gestito dalla Commissione Ue su mandato del Consiglio, per l'uscita della Gran Bretagna da quasi 45 anni di legislazione europea, dall'energia al mercato interno ai servizi finanziari. Nel frattempo, Londra continuerà a essere membro a tutti gli effetti dell'Ue, quindi a votare e prendere decisioni. Le uniche riunioni da cui sarà esclusa saranno quelle proprio sulla Brexit. Spetterà poi a Consiglio e Parlamento Ue dare o meno l'ok all'accordo per l'exit. Se al termine dei due anni questo non fosse stato raggiunto, o la Gran Bretagna cessa di colpo di essere membro oppure - ma solo su decisione unanime dei 27 - potrà esserle concesso più tempo per chiudere l'intesa.

Quale status assumerà il Regno Unito? Lo status del paese dovrà essere rinegoziato per i nuovi rapporti, che potrebbero essere improntati a quelli dei Paesi Efta come Norvegia e Islanda: dagli accordi commerciali ai programmi di ricerca e per le pmi, dall'Erasmus alle norme di conformità dei prodotti. Le discussioni potrebbero andare in parallelo a quelle per l'exit, ma difficilmente si potrebbero chiudere in due anni. Senza contare il "phasing out" dei programmi Ue in corso, e l'annosa questione dei funzionari e dei traduttori britannici Ue.