mondo

Irving, il negazionista domestico

Editoriale da "Il Foglio"

21 Feb 2006 - 12:34

Nel processo che si è celebrato a Vienna a carico dello storico britannico David Irving, autore di un libro infame scritto diciassette anni fa in cui negava l'esistenza delle camere a gas e dei campi di sterminio nazisti, c'era un elemento paradossale. Irving è sicuramente un personaggio disgustoso. Dopo aver cercato di dare veste scientifica alla negazione dell'evidenza, è stato costretto a rivedere la parte più allucinante delle sue teorie in seguito a un processo in patria e agli ordini di cattura spiccati contro di lui da vari paesi. Oggi si è dichiarato colpevole, ha ammesso la realtà dello sterminio razziale per cercare di evitare una condanna (che invece è arrivata: tre anni). L'intero spettacolo sa di zolfo, perché le confessioni in tribunale sono connotate dall'ambiguità ideologica a partire dai grandi processi staliniani degli anni Trenta. Le sue losche idee, Irving le aveva comunque diffuse in cicli di conferenze in giro per il mondo, sempre invitato da organizzazioni neonaziste o di fondamentalisti islamici.

L'occidente si mostra dunque severissimo, secondo alcuni al limite dell'intolleranza, con i negazionisti di casa, per affermare il rispetto memoriale per i milioni di vittime della Shoah. Intanto, però, agisce in modo incerto e imbarazzato nei confronti della teocrazia iraniana, che non solo sostiene le stesse tesi negazioniste di Irving, ma che minaccia di compiere un nuovo sterminio di ebrei, come ovvia, terrificante conseguenza del suo obiettivo di "cancellare Israele dalla carta geografica". Nelle scuole di quasi tutti i paesi islamici, compresi quelli moderati, si insegna che lo sterminio ebraico in Europa non c'è mai stato, nelle carte geografiche Israele non esiste. La minaccia atomica iraniana, se sarà tollerata, renderà praticabile l'obiettivo del nuovo sterminio. Chi rappresenta davvero un pericolo incombente è il presidente iraniano, il suo regime, certamente assai più di Irving. II processo di Vienna, che è pur sempre un processo per delitto di opinione con tanto di autodafè, non serve a onorare il debito dell'Europa verso gli ebrei, se tutti non decideranno di mostrare una maggiore intransigenza verso l'Iran, come si è cominciato a fare per merito di Angela Merkel.

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