Bush e Powell contro commissione 11/9
Nonostante la commissione d'inchiesta sulle stragi dell'11 settembre 2001 abbia smontato il legame tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden, George W. Bush non fa marcia indietro: Afghanistan e Iraq sono teatro della stessa guerra contro il terrorismo. "L'Iraq - dice - offriva riparo a gruppi terroristi". Della stessa idea il segretario di Stato, Colin Powell: "Abbiamo detto, ed è chiaro, che esiste una connessione. Restiamo convinti di questo".
Per la sua tesi, Bush cita i pagamenti in contanti alle famiglie dei kamikaze palestinesi, mentre dal Pentagono filtra la voce che Abu Musab Al-Zarqawi, un luogotenente di Bin Laden, capo della rete terroristica Al Qaeda, sarebbe nascosto fra gli irriducibili sunniti a Falluja. "Vedremo di peggio nei prossimi giorni", avverte Bush parlando dell'attuale situazione in Iraq, mentre il numero delle perdite americane sale a 833, quello della coalizione a 942.
Ma la notizia più scomoda per l'Amministrazione Bush è la fuga dei risultati di un sondaggio che doveva restare segreto: il 92% degli iracheni ritengono gli americani degli occupanti, non dei liberatori, e oltre la metà vogliono che se ne vadano subito, insieme agli alleati della coalizione.
Al Dipartimento di Stato, dove si apprezza l'appoggio dell'Organizzazione della conferenza islamica al governo iracheno ad interim, Colin Powell cerca di spianare il terreno per una decisione della Nato al vertice di Istanbul, a fine mese, sul coinvolgimento dell'Alleanza nell'addestramento delle forze di sicurezza irachene. Powell accompagnerà Bush nella seconda missione europea di questo mese, dal 26 al 29 giugno. Lo incoraggiano dichiarazioni che arrivano da Bruxelles: il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer dice che se l'esecutivo ad interim iracheno chiederà l'aiuto atlantico, l'Alleanza "certamente non gli sbatterà la porta in faccia", e aggiunge di ritenere improbabile che la Francia ponga il veto a forme d'intervento.