Daniele Stefanini, picchiato e fermato dalla polizia domenica negli incidenti a Istanbul, ha chiamato la famiglia. "Ho vissuto momenti di angoscia". Il racconto della sua esperienza su Facebook
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E' stato rilasciato Daniele Stefanini, 29 anni, il fotografo free lance livornese, picchiato e fermato negli incidenti di domenica a Istanbul. Lo annuncia la sorella di Stefanini, spiegando che è stato lo stesso fotografo a telefonare nella notte ai familiari a Livorno per informarli. La Farnesina ha confermato la notizia. Su Facebook Daniele scrive che "è stato un vero e proprio rastrellamento", che ha preso "tante mazzate" ma non è ferito.
Daniele, spiega ancora la sorella, ha telefonato all'1.30 dicendo che le autorità turche lo avevano rilasciato. Il fotografo è arrivato a Roma nel primo pomeriggio. I suoi genitori, Rossano e Cristina, sono in partenza per andare ad attenderlo nella capitale.
Il racconto dell'esperienza su Facebook - Il giovane fotografo ha scritto un lungo post su Facebook in cui ha ringraziato le "splendide e umane persone", tra cui tre avvocati turchi e "un ufficiale di polizia umano" a cui deve la sua liberazione. Poi spiega che "è stato un vero e proprio rastrellamento" e riferisce che non è "stato ferito, ho preso sì tante mazzate ma i feriti seri sono altri", "Vertebre schiacciate,nasi rotti,occhi tumefatti etc". Stefanini ringrazia anche chi si è attivato per lui in Italia, "quelli che neanche conosco e che sono stati in ansia per me", ma anche "i compagni e le compagne di piazza Taksim, a loro va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà". Il fotografo rivolge anche il suo pensiero "a chi come me, preso in stato di fermo, è ancora in questura a mangiare pane e marmellatine". Domani "incontreranno il Procuratore, ha pochissime prove, il capo di accusa è per tutti (circa 500 fermi in un giorno) uno, quello di resistenza a pubblico ufficiale e lancio di bottiglie, bastoni, pietre, biglie di vetro con la fionda, carote e bambole.
"Ho recitato la parte del moribondo" - Il fotografo italiano racconta anche che, "come tutti i ragazzi fermati sono stato trasportato via in pullman fino alla stazione di polizia dove un po' per necessità un po' perché non volevo rifinire direttamente caldo caldo in un posto a me ignoto, ho recitato la parte del moribondo (tanto tale ero) e così mi ci hanno trasportato in macchina tre poliziotti."
"Momenti di angoscia" - Scosso per l'accaduto, ma felice per essersi lasciato alle spalle in fretta un brutto incidente, il giovane ha parlato prima di imbarcarsi sul volo per l'Italia. "Quando vedi cinque uomini con gli anfibi sulla tua testa ti spaventi - racconta -, io sono stato fortunato ad altri è andata molto peggio. Il momento più brutto è stato quando mi hanno letto i capi d'accusa in turco, io non capivo, è stato molto angosciante". "Mi hanno strappato la macchina fotografica dal collo, l'hanno gettata per terra, poi hanno gettato me per terra e mi hanno malmenato, come accade sempre quando in queste situazioni opponi un minimo di resistenza", prosegue. Ma il fotografo non ha nessuna intenzione di abbandonare la professione. "Tornerò sicuramente a Istanbul, è una città bellissima e io l'ho vista davvero poco", conclude.