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Ambasciata: "Italiani lascino Libia" Gentiloni: "Pronti a combattere"

LʼIsis prende Sirte, e la Farnesina fa sapere che la situazione della sicurezza si sta aggravando a causa dellʼavanzata dei miliziani jihadisti. E il ministro avverte: "Se il dialogo fallisce, combatteremo"

yemen sanaa ambasciata italiana
-afp

L'Isis avanza in Libia e arriva a Sirte, affacciata sul Mediterraneo e "a sole 200-300 miglia marine da noi". "Una situazione che minaccia l'Italia", è l'allarme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che avverte: se la mediazione dell'Onu in corso dovesse fallire, siamo "pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale". Intanto, l'Ambasciata d'Italia ha dato indicazioni ai connazionali di lasciare "temporaneamente" la Libia.

Già presenti in Cirenaica, nelle scorse settimane i miliziani jihadisti legati all'Isis hanno di recente preso di mira Tripoli e rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio in cui sono morti almeno 5 stranieri. Alcuni account Twitter riconducibili all'Isis hanno annunciato l'uccisione di 21 copti egiziani rapiti all'inizio di gennaio a Sirte. Tuttavia la notizia non è stata finora confermata da fonti ufficiali.

L'Isis controlla radio e tv di Sirte - La città libica che affaccia sull'omonimo Golfo è stato teatro di un'altra azione di forza: l'Isis ha infatti preso il controllo della televisione e della radio di Sirte. Fonti locali informano poi che gli jihadisti hanno trasmesso un discorso del loro capo, il califfo Abu Bakr al Baghdadi. Lo Stato islamico avrebbe dunque scacciato dalla città i miliziani islamici di Fajr Libia, al potere a Tripoli.

Gentiloni: "Se il dialogo fallisce, pronti combattere" - L'Italia è "pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale" contro la presenza dell'Isis in Libia. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, spiegando che lo Stato Islamico "a 200 miglia marine di distanza rappresenta una minaccia". "Se non si trova una mediazione" bisogna pensare "con le Nazioni Unite a fare qualcosa in più", ha quindi aggiunto il titolare della Farnesina.

In Yemen - La Farnesina precisa che la decisione di chiudere l'ambasciata italiana in Yemen "è stata presa nel quadro di un coordinamento internazionale che ha portato diversi paesi a chiudere le loro Ambasciate". Giovedì avevano infatti lasciato il Paese le ambasciate di Francia, Usa e Gran Bretagna, seguite da Germania e Arabia Saudita. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale auspica che gli sforzi di mediazione condotti dall'Inviato delle Nazioni Unite Jamal Benomar permettano al piu' presto il ripristino delle condizioni di sicurezza necessarie al ritorno in Yemen del personale delle rappresentanze diplomatiche che hanno lasciato il paese.