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Vitelli: "Entusiasmo e passione per diventare i primi al mondo"

Il fondatore e presidente di Azimut Benetti si racconta: "Da bambino mi innamorai della nautica, da universitario diventò il mio lavoro"

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"Tutto cominciò da una mia passione per la nautica evidente già da quando avevo cinque anni.

A 21, ancora universitario, decisi di trasformare questa passione in un lavoro. Iniziò così questo percorso meraviglioso, qualche volta affannoso, ma sempre appassionato, che ci ha portato a diventare i primi al mondo". Paolo Vitelli è il fondatore e presidente di Azimut Benetti, azienda produttrice di barche a motore. Ci riceve negli stabilimenti di Avigliana, alle porte di Torino. E dalle sue parole traspare tutto l'orgoglio per ciò che è riuscito a costruire.

"Sono molto orgoglioso della mia azienda. E' l'azienda che si è sviluppata di più negli ultimi anni ed è una delle pochissime controllate da una sola famiglia, senza bisogno di azionisti finanziari esterni".

Quando inizia la vostra storia?


"Fondai questa azienda quando ero universitario. Nel 1969 iniziammo con il commercio di barche, poi, dopo qualche anno, passammo alla produzione. A un certo punto siamo diventati i primi al mondo".

Come ci siete riusciti?


"Essere i primi al mondo è difficilissimo. Noi lo siamo da 20 anni e qualche volta invidio chi fa l'inseguitore invece della lepre. Credo che richieda di mettersi sempre in condizione di sfida con se stessi e mai rilassarsi. Se tutta la squadra aziendale, dico squadra pensando non solo al management ma anche alla forza lavoratrice, si mette continuamente in discussione, si può rimanere al vertice".

Quanto conta l'estero?


"Siamo una delle aziende più internazionalizzate d'Italia. Esportiamo il 99% delle nostre imbarcazioni fuori dai confini nazionali, anche perché la crisi ha ridotto moltissimo il mercato interno. Ma è interessante anche sottllineare che esportiamo l'80% fuori dai confini europei. Pur essendo ancora strutturati come una media azienda abbiamo la sfida di vendere in 70 paesi in giro per il mondo".

Quanto c'è di italiano in Azimut Benetti?

"Siamo profondamente italiani. Appena è arrivata la crisi abbiamo riportato tutta la produzione in Italia, orgogliosi che il prodotto nascesse proprio qui. Così come una Ferrari può nascere solo in Italia io credo che una barca Azimut Benetti possa nascere solo in Italia. E in questo Paese noi troviamo tutti gli elementi di creatività necessari per una barca: lo stile degli esterni, il gusto degli interni, i materiali, i tessuti, i mobili e la tecnologia".

Come veniamo accolti all'estero?


"Essere italiani oggi è un grande orgoglio. L'Italia ha delle debolezze ma ha anche delle grandi peculiarità che nessun altro ha. La nostra storia, il nostro territorio, il nostro gusto del bello, la nostra arte... In qualità di ambasciatori di questa forza immensa veniamo non solo accettati ma visti con grande favore da parte di potenziali clienti. E più abbiniamo la nostra cultura al nostro prodotto più siamo vincenti".

Partecipate a Expo2015?


"Siamo presenti presso lo stand di Intesa Sanpaolo. Dedicheremo un'intera giornata a presentare i nostri prodotti di maggiore tecnologia creando questo interessante connubio fra il Made in Italy, lo stile del cibo e della way of life italiana con l'alta tecnologia dei nostri prodotti".

Si può produrre barche a motore e rispettare l'ambiente?

"La nostra azienda è da sempre attenta all'ambiente. Nei nostri stabilimenti non c'è un filo di pulviscolo, non c'è un filo di odore. Siamo stati i primi al mondo a inventare un sistema per rendere la laminazione della vetroresina totalmente neutra e inoffensiva per i lavoratori. Oggi abbiamo le certificazioni più difficili da ottenere. Siamo anche attenti alla sicurezza: io sono l'unico che mi permetto di entrare in azienda con le mie scarpe. Nessuno qui entra, neppure ospiti e visitatori, senza le calzature anti-infortunistica".