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Il commercio elettronico in Italia

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Cresce l'e-commerce nel mondo
Negli ultimi anni, un po' per la ricerca del risparmio e un po' per semplice comodità, ha preso sempre più piede l'e-commerce, ovvero il commercio elettronico.

Sono nati nuovi portali, di grandi “dimensioni” o legati a piccoli negozi, e quelli di vecchia data si sono rafforzati allargando sempre di più i propri orizzonti, sia in termini di consumatori che di prodotti venduti. Basta guardare il colosso di Jeff Bezos, Amazon, che proprio recentemente ha aperto agli abbonati del servizio Prime (che a circa dieci euro all'anno offre la possibilità di accedere anticipatamente a determinate offerte e numerosi servizi, come la spedizione gratuita “un giorno” su determinati prodotti) e la possibilità di acquistare sul portale anche generi alimentari. Ma come hanno reagito i consumatori a questo vero e proprio boom del commercio elettronico? Secondo un'indagine della Confesercenti gli italiani che nei mesi del 2015 finora trascorsi hanno fatto acquisti online sono stati circa 17 milioni, l'11% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il commercio elettronico in Italia


In Italia il commercio online ancora stenta


Va comunque sottolineato che nonostante la crescita del numero degli acquirenti la spesa relativa agli acquisti online rimane ancora esigua se confrontata con quella degli altri Paesi. Nel 2014 la spesa media pro-capite degli e-shopper italiani è stata mediamente di 242 euro contro i 2.195 degli utenti britannici, i 1.266 di quelli statunitensi, i 1.029 degli svedesi e i 985 euro dei francesi.

Il profilo dei consumatori online

Giovani maschi residenti nel nord Secondo l'Istat gli uomini (36,6%) sono più propensi a effettuare acquisti online rispetto alle donne (31,3%), e lo sono anche le persone tra i 25 e i 44 anni (circa il 40%) e quelle residenti nelle regioni del Nord Italia (39,7%).

Pernottamenti e abbigliamento ai primi posti degli acquisti online


Ai primi due posti della graduatoria degli acquisti via web si collocano i pernottamenti per vacanza (37,3%) e l'acquisto di abiti e articoli sportivi (35,3%). Seguono gli acquisti legati a viaggi e soggiorni (biglietti ferroviari, aerei, ecc., 33,4%), di libri (inclusi e-book, 27,6%), di articoli per la casa (25,4%), di biglietti per spettacoli (21%), di attrezzature elettroniche. Più contenute risultano le quote di utenti che hanno ordinato e/o acquistato software per computer e/o loro aggiornamenti esclusi i videogiochi (9,9%), hardware per computer (8,5%), videogiochi e/o loro aggiornamenti (7,5%), o prodotti alimentari (6,4%). Tra il 2013 e il 2014 i settori che denotano in assoluto una percentuale di crescita maggiore sono gli articoli per la casa (+5,1 punti percentuali) e gli abiti e gli articoli sportivi (+3,8 punti percentuali).

Il fatturato dell'e-commerce cresce del 20% l'anno


Nonostante il gap con gli altri Paesi, di strada in Italia il commercio elettronico ne ha fatta tanta: tra il 2009 e il 2014 - secondo uno studio Netcomm – il fatturato in Italia è cresciuto di un 20% costante anno dopo anno, passando dai 5,7 miliardi del primo anno preso in considerazione ai 13,3 miliardi dello scorso anno. Un ruolo importante nella crescita del fatturato italiano è stato giocato dalle vendite verso l'estero. Stando a uno studio del Politecnico di Milano un quinto del valore totale delle vendite italiane in rete è, infatti, relativo alle esportazioni (soprattutto verso Nord America, Europa e Paesi emergenti). Turismo e abbigliamento sono i settori che più hanno contribuito alla crescita dell'e-commerce: oltre la meta delle esportazioni di questo tipo è infatti legato al turismo (come per esempio l'acquisto dall'estero di biglietti aerei o la prenotazione di alberghi) e circa un terzo alle vendite di prodotti di abbigliamento. Certo è, che se la spesa degli italiani in rete è più bassa che all'estero è anche perché solo il 5,34% delle nostre imprese vende online, contro il 15,18% della media dell'Unione europea e i tassi superiori al 26% di Repubblica Ceca e Danimarca. Altro dato preoccupante è quello relativo alle intenzioni future: mentre quasi la totalità degli italiani (oltre il 96%) ha intenzione di fare acquisti online nel corso dei prossimi dodici mesi, ben il 40% delle imprese non reputa necessario allargare la propria attività all'ecommerce.