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I numeri del lavoro autonomo in Europa

Si tratta del numero più alto in Europa, dove le principali economie sono caratterizzate da una maggiore presenza di medie e grandi imprese che assorbono quote considerevoli di occupati

Dalla lettura degli ultimi dati (provvisori) dell'ISTAT su occupati e disoccupati – i prossimi saranno diffusi a breve, il 2 marzo – emergeva che, a dicembre del 2016, quella relativa ai lavoratori indipendenti era l'unica voce in calo.

Tanto rispetto al mese precedente (-52mila unità, -1%) quanto allo stesso periodo dello scorso anno (-24mila unità, -0,4%).

Un dato in linea con quelli del passato recente. Non mancano le analisi che hanno sottolineato le difficoltà incontrate dai lavoratori indipendenti negli anni della crisi economica. Eppure, nonostante l'emorragia occupazionale che li ha coinvolti – Confesercenti stima che i lavoratori autonomi sono diminuiti di 552 mila unità tra il 2007 e il 2015 (-10%) –, il numero degli indipendenti attivi nel nostro Paese resta il più alto in Europa.

Uno studio della CNA – l'analisi considera i dati dell'Eurostat relativi al terzo trimestre del 2016 – sottolinea che in Italia, tra la popolazione di età lavorativa compresa tra i 15 e i 64 anni, gli occupati indipendenti sono 4,7 milioni. Il numero più alto registrato tra i Paesi dell'UE. Nel Regno Unito e in Germania se ne contano (rispettivamente) 4,3 milioni e 3,9 milioni di unità. Mentre Spagna e Francia si fermano entrambe a 2,9 milioni di lavoratori autonomi.

Se si considera il rapporto tra gli indipendenti e l'occupazione complessiva, le cose prendono una piega leggermente diversa: in Italia gli autonomi sono il 21,1% degli occupati, una percentuale più bassa rispetto solo alla Grecia, dove gli indipendenti sono il 29,2%, ma più alta di quella registrata altrove. Nei principali paesi europei l'incidenza dei lavoratori indipendenti sull'occupazione complessiva risulta ben più contenuta che in Italia: 16,0% in Spagna, 14,1% nel Regno Unito, 11,2% in Francia, 9,4% in Germania.

L'analisi della CNA osserva che il diverso peso del lavoro indipendente in Italia rispetto alle principali economie europee è dovuto al fatto che quest'ultime sono caratterizzate da apparati produttivi, dove la presenza di imprese di medie e grandi dimensioni è maggiore, in grado di assorbire quote considerevoli di occupazione dipendente e, in special modo, giovanile.