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La guerra europea sullʼetichetta dʼorigine della bresaola

La maggior parte del salume lombardo viene prodotta con zebù brasiliano: al vaglio una norma per specificare la provenienza

Sondrio, Bresaola
ufficio-stampa

Per i patiti della dieta è un ingrediente irrinunciabile. Ma attenzione, la bresaola rischia di aumentare di prezzo, almeno del 10%. Il salume italiano, magro e saporito, ha scatenato un braccio di ferro al Parlamento Europeo. Motivo del contendere è l'etichetta. Una fazione vorrebbe che indicasse il paese di provenienza della carne, l'altra difende le regole attuali. Italiani, francesi, austriaci, romeni pretendono una legge che imponga la trasparenza sull'origine dell'animale.

Gli altri, soprattutto i tedeschi, preferiscono tenersi le fette di prosciutto sugli occhi. Alla faccia dei consumatori che vorrebbero sapere cosa arrivi davvero nei loro piatti. Ed ecco l'amara verità: la maggior parte della tipica bresaola lombarda viene prodotta con zebù brasiliano. Un incrocio di bovino eccellente per gli scopi valtellinesi. Il disciplinare della bresaola a Indicazione geografica Protetta prevede infatti una zona di produzione, la stagionatura, i tagli da usare come magatello, punta d'anca, sottosso.

Niente dice però sul passaporto della bestia macellata. Made in Italy in questo caso non si riferisce alla nazionalità dell'animale. Il consorzio di produttori nostrani spera che la nuova normativa non passi, ufficialmente per ragioni di costi. Forse anche l'immagine della bresaola ne uscirebbe offuscata.