E' il monito lanciato dalla Bce
L'economia dell'Europa procede a passo di lumaca e gli squilibri nei conti pubblici non aiutano di certo la ripresa. A lanciare l'allarme è ancora una volta la Banca Centrale europea. Sulla lista nera sei nazioni: Germania, Francia, Grecia, Italia, Olanda e Portogallo. E secondo l'istituto di Francoforte, questi Paesi sfonderanno nel 2004 la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil. "Le prospettive per i conti pubblici Ue dunque restano deludenti".
Interventi sui conti insufficienti
In particolare la Bce rileva "con rammarico" che i "recenti andamenti delle finanze pubbliche" non hanno contribuito al miglioramento delle variabili economiche fondamentali dell'area euro. "Un numero crescente di paesi -si legge nel bollettino- registra squilibri significativi e gli interventi di risanamento dei conti pubblici sono purtroppo insufficienti per tenere fede agli impegni assunti".
Occorrono misure credibili
Per una ripresa durevole occorre fare "chiarezza" sul "futuro percorso di risanamento" delle politiche di bilancio dei paesi interessati. "Cio' richiede misure credibili soprattutto nell'ambito di riforme strutturali della spesa, in modo da eliminare gli squilibri esistenti, rendere i sistemi fiscali e assistenziali piu' favorevoli alla crescita e dare -afferma la Bce- una solida base finanziaria ai sistemi di sicurezza sociale".
Troppi paesi a rischio deficit
Per la Bce, dunque, le prospettive per i conti pubblici nell'area dell'euro "restano deludenti". Ci si attende che in 6 paesi (Germania, Grecia, Francia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo) "il disavanzo sia superiore al valore di riferimento del 3% del Pil per almeno un anno nell'orizzonte di previsione". Oltre a questi paesi ci si attende che Lussemburgo e Austria "non riescano a conseguire posizioni di bilancio prossime al pareggio o in avanzo". Inoltre, ricorda Bce, molti paesi non hanno specificato in dettaglio gli interventi "con cui intendono tenere sotto controllo la spesa o con cui prevedono di sostituire precedenti misure 'una tantum' prefigurando chiaramente il rischio che gli sforzi di risanamento che realizzeranno saranno inferiori a quelli inizialmente programmati".
Debito pubblico troppo alto
Per la Banca centrale poi gli elevati rapporti disavanzo/pil continueranno ad influire negativamente sull'andamento del debito pubblico portando nel 2004 per il secondo anno consecutivo ad incrementare l'incidenza media del debito sul Pil. In 7 paesi il rapporto debito/pil sara' superiore al 60% sia nel 2004 che nel 2005 e diminuira' solo lievemente in 2 dei 3 paesi in cui e' piu' elevato. In questa situazione, ad avviso di Bce, "la principale sfida per i conti pubblici nell'area dell'euro e' la prevenzione e la correzione di significativi squilibri di bilancio". Secondo le previsioni della Commissione "la meta' dei paesi potrebbe incorrere in disavanzi eccessivi e solo pochissimi riusciranno a conseguire posizioni di bilancio solide". E le misure correttive previste dai paesi con squilibri "non sono in genere conformi" per raggiungere "un risanamento strutturale di almeno lo 0,5% del pil all'anno". Il persistere di squilibri di bilancio, ad avviso di Bce, "non avra' solo effetti sfavorevoli sulla sostenibilita' dei conti pubblici, ma mettera' anche a rischio la credibilita' del quadro di riferimento europeo per le politiche di bilancio". Potrebbero "aumentare ulteriormente le preoccupazioni relative all'applicazione del patto di stabilita' e crescita". La Bce poi critica i paesi che hanno messo in atto "operazioni fuori bilancio" e invita ad una corretta predisposizione dei dati secondo quanto previsto dai regolamenti Eurostat. Tali operazioni, spiega Bce, "hanno influito negativamente sul debito rallentandone significativamente la riduzione".
La ricetta della Bce
Per la Bce "la riforma dei sistemi fiscali e assistenziali potrebbe aumentare gli incentivi al lavoro e agli investimenti riducendo le pressioni sulla spesa sociale. In molti paesi e' urgente procedere alla riforma dei sistemi pensionistici e sanitari". Per Francoforte, infine, se il calo delle imposte e l'aumento dell'efficienza della spesa pubblica, sara' sostenuto da un'azione di risanamento, la risposta della spesa privata per investimenti e consumi sara' presumibilmente "molto piu' favorevole di quanto non succederebbe in una situazione di persistenza o incremento dei disavanzi pubblici".