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Ex Ilva, Adolfo Urso: "C'è l'urgenza di un intervento drastico. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto"

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy al Senato: "Invertire la rotta cambiando equipaggio"

Sull'ex Ilva "c'è l'urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni".

Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una informativa al Senato. "Siamo in un momento decisivo che richiama tutti al senso di responsabilità", ha aggiunto. Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto in merito agli impegni occupazionali e al rilancio industriale".

Ex Ilva, Adolfo Urso: "C'è l'urgenza di un intervento drastico. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto" - foto 1
Tgcom24

 

"Invertire la rotta cambiando equipaggio dell'ex Ilva di Taranto"

 Sull'ex Ilva "intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio - ha proseguito -. Ci impegniamo a ricostruire l'ex Ilva competitiva sulla tecnologia green su cui già sono impegnate le acciaierie italiane, prime in Europa. L'impianto è in una situazione di grave crisi. Nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l'obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 milioni, per poi quest'anno risalire a 5 milioni", ha aggiunto.

 

"Produzione Acciaierie d'Italia ridotta in spregio agli accordi"

 "Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. In questi anni la produzione si è progressivamente ridotta in spregio al tipo di accordo sottoscritto", ha evidenziato Urso. "Perfino negli anni in cui la produzione di acciaio era altamente profittevole in Europa, come nel 2019, è stata mantenuta bassa lasciando campo libero ad altri attori stranieri".

 

"Mittal vinse la gara pure in presenza di Cdp"

 "Nel giugno 2017 - ha ricordato ancora Urso -, era nel frattempo sopraggiunto il governo Gentiloni, ministro il senatore Calenda, la multinazionale indiana Arcelor Mittal, primo attore globale, vinse la gara pubblica per assumere in affitto la gestione dell'acciaieria in attesa della acquisizione, pur in presenza di un'altra cordata pubblico-privata cui partecipava perfino Cassa Depositi e Prestiti".

La fotografia di Acciaierie d'Italia (ex Ilva)

"Nel 2020 firmati patti parasociali sbilanciati"

 Secondo il ministro, "di fronte alla minaccia di abbandonare il sito e in assenza di alternative, nel marzo 2020 il governo Conte 2, ministro Patuanelli, avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani da cui nascerà Acciaierie d'Italia con l'ingresso di Invitalia al 38% e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. Patti che definire leonini è un eufemismo". 

 

"Mittal scarica oneri ma vuole privilegi, inaccettabile"

 Il ministro ha quindi affermato: "Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l'intero onere finanziario sullo Stato ma, nel contempo, reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d'Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato. Abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione".

 

"Piano siderurgico nazionale su 4 poli"

 Il governo intende sviluppare "un piano siderurgico nazionale" costruito su quattro poli complementari "attraverso un progressivo rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti": Taranto, Terni, Piombino e le acciaierie del Nord Italia. Ha spiegato ancora il ministro Urso, nel corso dell'informativa sull'ex Ilva al Senato.

 

Da Taranto a Piombino

 Urso ha citato in primis Taranto "che dovrà riaffermare il ruolo di campione industriale, con una filiera produttiva con l'intero ciclo, dal minerale al prodotto finito". Poi Terni, dove - ha sottolineato - "lavoriamo sul solco di quanto fatto dal mio predecessore Giorgetti, per il rafforzamento della produzione di acciai speciali, con un contratto di programma che dovrebbe essere definito entro febbraio". Il terzo polo è Piombino, "con le enormi potenzialità, in particolare sulle rotaie che fin qui ha sottoperformato e che ora registra l'interesse - oltreché del soggetto presente - di potenziali nuovi investitori stranieri con i quali ci apprestiamo a sottoscrivere un memorandum di intesa per il riavvio della produzione di acciaio". "Da ultimo, ma primo per importanza di produzione, - ha chiarito ancora il ministro - il supporto alle acciaierie, soprattutto nel Nord, che stanno portando avanti con successo una svolta green senza precedenti, modello di efficienza sostenibile in Europa a cui dobbiamo dare atto dei grandi sforzi fatti".

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