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In libreria le poesie di Gillo Dorfles

Una raccolta di versi dal 1941 al 1952 edita da Campanotto

Alessandra Finzi

Tube, squillate ancora i vostri acuti
suoni - o saranno tappati
bordoni, d'organi medievali
(do diesis oppure re bemolle).
Mentre contemplo l'antico simulacro
Di San Floriano ignivoro,
occhi ovali e attoniti
D'altri bassorilievi
Sgusciano dall'arenaria:
Larve che saranno farfalle,
Questi grafiti a volo nelle gole
Degli alti Tauri con l'antico
Sorriso visigoto.

Gillo Dorfles, critico d'arte, filosofo, pittore e dottore in psichiatria, 103 anni magnificamente e lucidamente portati, con un pizzico di "viz" triestino sempre presente, ha pubblicato quella che lui stesso definisce opera prima, ossia "Poesie" (Campanotto Editore), che raccoglie i componimenti inediti, dal 1941 al 1952. 

Tra le motivazioni di Dorfles "esistono dei turbamenti etici, piuttosto che estetici, sentimentali, piuttosto che concettuali, i quali credo si verifichino per chiunque e non solo per coloro che, godono di un particolare atteggiamento poetico. È per questo che, probabilmente, sono alla base di molte esperienze creative nel settore letterario e poetico. Ed è per questa ragione che, risalgono agli anni Quaranta, Cinquanta all'incirca e che, costituiscono l'unico mio incauto tentativo di imprimere il mio animus, con delle parole che, ritenevo (forse a torto) non solo grammaticali, ma con una qualche atmosfera lirica. L'atmosfera irreale e insieme cruenta della guerra, durante il passaggio del fronte in Toscana, l'eco di lingue esotiche nel ricordo di antichi viaggi e soprattutto, l'aspetto grottesco e ironico di molte situazioni e di molte espressioni, sono state le fonti prime di molte di queste mie composizioni, spesso proprio per la loro nativa poeticità. Proprio nella speranza (o nell'illusione) che, tanto il versante sonoro, quanto quello concettuale di ogni verso, possa costituire, anche alle orecchie altrui, un pasto appetibile, non troppo grossolano. Anche in Italia, come in altri Paesi europei, la lingua parlata e scritta, subisce dei rivolgimenti linguistici, oltre che semantici che, conducono a un incredibile invecchiamento del linguaggio, non solo delle espressioni correnti, ma della stessa sonorità delle parole. Ecco, perché, pubblicare oggi dei testi di alcuni decenni or sono, rischia di compromettere l'attualità, non solo poetica, ma persino semantica. Ma, nella speranza che, almeno un imprinting atmosferico rimanga, aldilà di ogni aspetto, letterario e stilistico, mi auguro tuttavia che, possa destare una curiosità nel lettore odierno, per il quale si situa come l'opera prima di un intempestivo e attempato versificatore".

Dorfles afferma anche di essere contento di averle pubblicate adesso, perchè allora nel confronto con gli amici: Saba, Ungaretti, Stuparich, Debenedetti, Ferrero, Svevo, Montale... i suoi versi sarebbero passati inosservati. Interessante ricordare che fu proprio per merito di Montale se le vecchie copie dei primi due romanzi di Svevo furono spedite da Bazlen e da Dorfles al critico francese Benjamin Crémieux, che fu il primo a favorire la celebrazione internazionale del grande romanziere triestino.

Per Luca Cesari, curatore della prefazione del libro: "E' difficile dare una collocazione cronologica, esatta e precisa, riguardo la nascita della vena poetica di Dorfles. Certamente la formazione letteraria, è stata molto corposa e robusta, non tanto a livello d'indottrinamento scolastico, quanto attraverso le frequentazioni di contesti e di figure particolarmente rilevanti, tra gli studiosi, intellettuali e letterati dell'epoca. Penso comunque che, abbia sviluppato prima la vena pittorica e artistica. L'edizione di questa raccolta di versi, avendo il carattere, come scrive l'autore, di opera prima, non assume la veste dell'edizione critica. Peraltro, il curatore che, ha compulsato i cartigli affidatigli dall'autore, ha potuto constatare più redazioni di singoli testi e sostanziose varianti, in molti di essi. Ma, la decisione, è stata di varare la volontà autonoma dell'autore e di non mettere le mani, su questi oggetti, tuttora terreno di riconsiderazioni, da parte di chi li ha prodotti
Il carattere di totalità dell'espressione artistica - se volessimo fare una provocazione - è il modo impegnativo, ma allo stesso tempo reale con cui Gillo Dorfles (nato a Trieste nel 1910), ha affrontato le differenti esperienze del suo essere filosofo estetico, critico delle forme dell'arte e del gusto, non meno che artista, senza interrompere questo polivalente ma unitario essere unico. La sua storia di pittore identificata col movimento del Mac che crea a Milano, nel '48, insieme con altri; la sua produzione sia saggistica sia teoretica aperta al presente, anzi al “divenire” raccontato senza soluzione di continuità in tutti i suoi libri, è quella di uno studioso certamente unico nella nostra situazione. Da discorso tecnico delle arti, a Il divenire delle arti, a "Ultime tendenze nell'arte d'oggi", Simbolo comunicazione consumo", "Nuovi riti, nuovi miti", a "Le oscillazioni del gusto","L'estetica del mito", "L'intervallo perduto", e così via sino ai più recenti, all'Itinerario estetico che li sorvola tutti, pare di ricostruire l'intero trascorso di generazioni che dal passato secolo a oggi non hanno perduto un suo libro. Rientra dunque nel “carattere di totalità” dell'autore, se a pari diritti con la pittura, Dorfles presenta ai suoi lettori quest'opera prima, con cui s'introduce, non solo per le arti visive, nella cultura poetica del Novecento."

Ufficio stampa

 Autore: Gillo Dorfles
Titolo: Poesie
Editore: Campanotto
Collana: Poesia
Pagine: 144
Prezzo: € 13
Codice ISBN: 88-456-1347-0