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10 marzo 1946, settant'anni fa le donne italiane al voto per la prima volta

Chiamate alle urne per la prima tornata delle elezioni amministrative. Una data storica che segna anche lʼeleggibilità della popolazione femminile

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Il 10 marzo 1946, per la prima volta nella storia dell'Italia, le donne uscivano di casa per andare a votare.

C'erano anche loro nelle immagini, catturate dalle cineprese dell'Istituto Luce, delle lunghe code di persone che intasavano gli ingressi dei seggi elettorali. La popolazione femminile era stata chiamata alle urne per la prima tornata delle elezioni amministrative in 436 Comuni dello Stivale. Una data storica che segnava un'altra importante conquista per le donne italiane: la possibilità, inedita, dell'eleggibilità alle cariche, a partire dai 25 anni.

Quel 10 marzo di settant'anni fa rappresenta una data "quasi dimenticata": sono infatti molti a indicare il 2 giugno 1946 come anno zero del diritto al voto per le donne in Italia, nel giorno in cui si votò per scegliere tra monarchia e repubblica ed eleggere l'Assemblea costituente. Quel 10 marzo l'identità della donna subì un mutamento epocale: fino ad allora subordinata all'uomo (padre o marito) ed esclusa dalla vita pubblica, la figura femminile sperimentò una prima decisiva emancipazione.

La data rappresentò una "rivoluzione" anche per la popolazione maschile, che non votava dal lontano 1924, se si esclude il plebiscito di Benito Mussolini del 1929. Il "motore" di tutto questo fu il decreto legislativo luogotenenziale del governo Bonomi, che nel febbraio 1945 regolamentò il suffragio femminile.

La testimonianza della signora Lula - "Fu una cosa meravigliosa che si potesse essere uguali nei diritti. Prima, chi ne parlava dei diritti?". Maria Giulia Tonini, classe 1923, ricorda così quel primo voto alle donne italiane. "Non mi sono mai sentita meno di un uomo, ma erano gli altri che non ti facevano contare socialmente, non si poteva fare niente", spiega la signora Lula, come la chiamano tutti in Versilia, dove è nata e ha abitato per 80 anni prima di trasferirsi a Roma.

Gli anni durissimi della guerra sulla Linea Gotica avevano trasformato la sua vita in un inferno a soli 20 anni. "Fino al settembre del 1943 vivevamo secondo tradizioni ottocentesche, la donna era l'angelo del focolare e basta, poi all'improvviso bisognava far fronte ai bombardamenti, alla paura, alla distruzione, un cambiamento troppo repentino". La Liberazione, nell'aprile del '45, fu accolta "non solo con speranza, ma anche con la sicurezza che le cose non sarebbero più tornate come prima". Il voto alle donne ne fu una importante conferma. Però, a quel punto, dopo anni terribili di fame e sfollamenti, "s'aspettava il voto come un diritto, non come un regalo, una concessione".