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Silicon Valley contro il terrorismo: le mosse di Google e Facebook

Il motore di ricerca pronta a reindirizzare verso contenuti anti-jihad. Il social network studia un accordo con Israele per limitare i contenuti violenti

Fermare la propanganda d'odio che circola in Rete, soprattutto quella di matrice islamista.

E' quanto cercano di fare due colossi della Silicon Valley come Google e Facebook. Il motore di ricecerca più utilizzato dagli internauti ha fatto trapelare l'esistenza di un piano per reindirizzare le ricerche sull'Isis verso contenuti contrari all'ideologia dello Stato islamico. Obiettivo: limitare il reclutamento via web dei militanti. Il programma si chiama Redirect Method ed è stato messo a punto da Jigsaw, l'incubatore tecnologico di Google.

L'inizio del progetto risale agli inizi del 2016, quando 300mila persone sono state dirottate verso testi e video contrari all'ideologia dell'Isis. Gli annunci, piazzati in rete da Jigsaw e realizzati in arabo e inglese, contengono testimonianze di ex estremisti o imam che denunciano la corruzione dell'Islam operata dallo Stato islamico.

Adesso è attesa una seconda fase del programma, che verrà esteso ad altri utenti. Stando a quanto riferisce Yasmin Green, capo del settore ricerca e sviluppo della società, l'idea del piano sarebbe partita dal caso di una 13enne londinese, che aveva deciso di abbandonare la famiglia per raggiungere il Medioriente, colpita dalle foto online che mostravano i territori dell'Isis come una sorta di "Disneyworld islamica".

Qualcosa si muove anche sul terreno di Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg avrebbe infatti raggiunto un accordo col governo israleiano per l'avvio di una serie di incontri sul tema dell'incitamento all'odio e della rimozione dei contenuti violenti. L'annuncio è venuto dopo l'incontro tra alcuni dirigenti della società americana e due ministri di Tel Aviv: il responsabile dell'interno, Gilad Edan, e quello della giustizia, Ayelet Shaked.

La visita degli uomini di Facebook segue la decisione del governo israeliano di spingere il social network, anche attraverso misure legislative, a rimuovere i post considerati un "incitamento alla violenza". Da qui, la necessità di un accordo.

In una nota, l'azienda di Cupertino ha dichiarato che "l'estremismo online può essere affrontato solo con una partnership fra politica, società civile, università e impresa". Al di là di questa apertura, i punti controversi sono ancora molti. In primo luogo, la definizione di "incitamento all'odio". Facebook sembra disponibile a un'intesa, ma le associazioni palestinesi avvertono: "Non diventi una censura".