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Google "riconosce" la Palestina: no di Israele

Il motore di ricerca più famoso del mondo ha cambiato la denominazione nella versione palestinese della sua homepage. La decisione, malvista da Israele, è stata presa dopo il riconoscimento della Palestina come stato non-membro allʼOnu

Dal Web

Un cambiamento impercettibile, non più due parole ma una. Non più Territori Palestinesi, ma Palestina, Falestin in arabo. Il motore di ricerca più famoso del mondo ha cambiato l'intestazione della sua homepage all'indirizzo www.google.ps sdoganando il nome geografico ancora tabù nel vicino Israele. La decisione è stata presa dopo che l'Assemblea generale ha riconosciuto a novembre la Palestina come stato non membro dell'Onu.

Immediate le critiche di Israele che da sempre si oppone al riconoscimento della Palestina come stato. "Sorprendente", ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Yigal Palmor. "L'iniziativa di Google suggerisce interrogativi sulle ragioni dietro questa scelta che arriva da un'azienda privata e che irrompe sul terreno della politica internazionale in maniera controversa. Google comunque", continua Palmor, "non è un'entità politica nè diplomatica, quindi può chiamare qualsiasi cosa con qualsiasi nome senza che questo abbia alcun valore politico o diplomatico".

Il colosso di Mountain View si difende. "Stiamo cambiando il nome di 'Territori Palestinesi' in 'Palestina' sui nostri prodotti", ha precisato Nate Tyler, uno dei portavoce di Google. "Quando diamo un nome ai Paesi ci consultiamo con un certo numero di fonti e di autorità internazionali. In questo caso, abbiamo seguito le indicazioni delle Nazioni Unite e dei suoi Paesi membri, dell'Icann (ente che assegna i nomi su internet), dell'Iso e di altre organizzazioni internazionali", ha puntualizzato Tyler.