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Garbage: "Adesso facciamo a modo nostro!"

Il gruppo pubblica da indipendente "Not Your Kind Of People". Shirley Manson spiega a Tgcom24 come è nato il disco e perché avere una casa discografica non è sempre un buon affare...

garbage 2012, personaggi
ufficio-stampa

Si intitola "Not Your Kind Of People" il nuovo album dei Garbage, con il quale la band torna dopo sette anni di silenzio e una crisi che li ha portati sull'orlo dello scioglimento. "Il rapporto con la vecchia casa discografica ci aveva logorato - dice Shirley Manson a Tgcom24 - ora abbiamo ritrovato entusiasmo e la voglia di dire 'Noi siamo questi, che vi piaccia o no'".

Era il 1995, piena era grunge, quando questo gruppo composto dai due super produttori Steve Marker e Butch Vig (suo "Nevermind" dei Nirvana), il chitarrista Duke Erikson e la cantante scozzese Shirley Manson, esplose a sorpresa con un album che mescolava in maniera inedita e intelligente piglio rock, melodie pop ed elettronica. Tra i brani di maggior successo "Stupid Girl", "Only Happy When It Rains", "I Think I'm Paranoid". Poi sono arrivate le difficoltà, la perdità di identità stilistica e le tensioni. Dopo l'album del 2005 "Bleed Like Me" sul gruppo è calato il silenzio. Storia finita? Niente affatto. Rieccoli qui, a distanza di sette anni, con un lavoro nuovo di zecca che riannoda i fili con il passato, ritrovando la carica e l'entusiamo dei primi album senza per questo scimmiottarli.

"Sono molto eccitata all'idea di essere qui a parlare di un nuovo album - esordisce Shirley Manson -. Mi è mancata la musica, mi è mancato il gruppo. Realizzare questo cd è stato fantastico perché non avevamo aspettative, non avevamo idea se a qualcuno potesse importare ancora di noi. L'unica cosa importante era la voglia che avevamo di fare ancora musica e realizzare un album di cui fossimo orgogliosi".

A differenza del passato non è stato un dovere ma un piacere...
Assolutamente. Abbiamo atteso sino a quando abbiamo sentito che avevamo il materiale giusto a disposizione. Eravamo entusiasti all'idea di fare il disco, i video, progettare tutti gli elementi visuali collegati...

Avete ritrovato l'entusiasmo che avevate perso all'epoca di "Bleed Like Me"?
Eravamo davvero frustrati dal rapporto con la nostra etichetta discografica. Era evidente che a loro interessava più promuovere altri artisti più redditizi, così da una parte noi eravamo abbandonati a noi stessi e dall'altra c'erano continue pressioni perché realizzassimo canzoni di successo, qualcosa che potesse passare in radio e andare in classifica. Una sciocchezza: non puoi chiedere a un gruppo di essere quello che non è, non si può forzare nessuno a realizzare musica.

C'è mai stato un momento in cui hai pensato - o magari sperato - che l'avventura dei Garbage fosse al capolinea?
Durante il nostro ultimo tour c'era una paura e una consapevolezza che questo sarebbe potuto accadere. Eravamo davvero a un passo, per questo abbiamo deciso che era il momento di scendere dal treno. Ma nel momento in cui siamo andati a casa non c'è stato un solo momento in cui ho pensato che non avremmo fatto un altro album. Ne ero certa.

Come definiresti questo album?
Credo riguardi accettazione e voglia di arrendersi, determinazione e ribellione. Ed è una forte celebrazione del nostro status di outsider.

Tanto che l'album si intitola "Not Your Kind Of People"... Qual è il vostro tipo di persone?
Quando sei un outsider ti senti sempre rifiutato. Non sei abbastanza intelligente o alla moda, né abbastanza carino o magro. In questo modo noi diciamo che siamo quello che siamo e abbiamo tutto quello che ci serve per trovare la gente che ci accetta, ci capisce e parla il nostro linguaggio.

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ufficio-stampa

Questo cd è stato realizzato senza un contratto discografico, ma da indipendenti. Sin dall'inizio volevate fare così o avete prima sondato altre etichette?
Abbiamo vagliato entrambe le opzioni. Ma alla fine abbiamo pensato che anche con una etichetta piccola e indie saremmo dovuti scendere a compromessi che questa volta non avevamo davvero intenzione di accettare. Quindi abbiamo deciso deciso di fare tutto da soli, nei nostri termini e soprattutto con il nostro staff, potendo lavorare con gente che condivide le nostre idee e la nostra filosofia artistica.

Questo è un momento di grossa crisi per l'industria discografica. Pensi che ne soffrano tanto le etichette che gli artisti, o per questi ultimi alla fine potrebbe rivelarsi anche un passaggio ricco di opportunità?
Le major stanno ovviamente soffrendo perché il loro unico obiettivo è quello di fare soldi, più soldi possibile. Il che non fa schifo agli artisti: a tutti piace avere soldi per pagare i conti e poter fare ciò che più piace. Ma non è questo il motivo per cui un artista fa musica. Per far soldi le etichette devono vendere dischi e oggi è difficile perché rubarli via internet è facilissimo.

Quindi meglio far da soli senza casa discografica?
Dipende. Se vuoi fare arrivare il tuo lavoro a più gente possibile non c'è nulla di meglio della forza di una major, la sua capacità promozionale non è paragonabile a null'altro e può fare la fortuna per la carriera di un artista. Ma il prezzo che ti viene chiesto è qualcosa che non siamo più disposti a pagare.

Avere un grande successo, magari inaspettato, per un gruppo può essere una maledizione più che una fortuna?
Certo che sì. Quando sei una band indie e ti trovi, per fortuna o bizzarre coincidenze, a vendere molto di più di quanto chiunque avrebbe immaginato, chi ti guida si ingolosisce e ti chiede di ottenere successi sempre maggiori, e non è una cosa che si può progettare a tavolino.