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Lucio parlava un'altra lingua ma sapeva cantare
Da lassù ora suonerà con De André e Battisti

Dalle canzonette a “Caruso”, da Pavarotti ad “Attenti al Lupo”: Dalla è stato un artista senza confini che ha fatto sognare almeno quattro generazioni di italiani

Ansa

Se esiste una vita dopo la morte, quella vita deve avere anche un volto.

Una faccia. E chissà che faccia avranno fatto questa mattina Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti quando, nell'aldilà, ha messo piede Lucio Dalla. Un arrivo inatteso da quelle parti, inaspettato a quindici giorni dai lustrini di Sanremo.

Immaginiamolo così l'ingresso nell'aldilà di Lucio Dalla: da un lato la sorpresa di Faber e Battisti, dall'altro l'ironia del poeta bolognese. Barba sfatta, berretto in testa e quella faccia un po' così, sempre pronta a canzonare ed essere canzonata. “Sono qua anche io: mi mancavate, sono venuto a trovarvi” avrebbe detto.

Non ce ne vogliano altri artisti ma Dalla sta alla musica italiana quanto De Andrè e Battisti. Non una nota di meno, non una di più. Diversamente da loro non era un cantastorie e non giocava con ermetismo e dintorni: Dalla scriveva testi e musica con una semplicità senza eguali, rendendo poesia anche l'aspetto più scontato di una storia d'amore o musicando anche tormentoni da stadio. 

Alzi la mano chi all'ora di pranzo quando è arrivato il pugno nello stomaco dalla Svizzera non ha cominciato a intonare una canzone. E poi un'altra ancora. Sceglietela tutta voi la playing list per il più triste dei 4 marzo, quello 2012: qualsiasi brano di Lucio vi infiliate sarà un apriscatole di emozioni e ricordi. Dagli Anni Sessanta ai Duemila Dalla ha infilato decine di brani nella colonna sonora di quattro generazioni di amici al bar o di amanti. 

Impossibile non apprezzare il genio sconfinato di questo grande artista, conoscitore dell'Arte nel senso più vasto del termine. La Musica ne era solo una sfaccettature tra le tante. Una sfaccettatura dove l'artista Lucio Dalla ha dato il meglio. E ci è riuscito perché è stato unico e inarrivabile sia con “Caruso” che con “Anna e Marco”, passando da “Attenti al lupo”. Qua sta la sua grandezza: qualsiasi tipo di musica suonasse Lucio Dalla toccava picchi inarrivabili. Dalla napoletana al jazz, dal rock italiano alla melodia più strappalacrime, dalla musica lirica alle canzonette da juke box o ipod. Tutto. E tutto al massimo. E la prova del suo puro talento sta anche nell'amicizia e nei duetti con i colleghi. Con quanti Lucio Dalla ha cantato dal vivo o inciso? Di getto citiamo De Gregori, Pavarotti, Morandi, Mina, Mannoia, Zero, Bocelli, Iglesias, Sting, Zucchero… pur sapendo di dimenticarne centinaia (Wikipedia ci venga in soccorso...)

Ecco perché l'Italia intera piange e canta Lucio Dalla, un artista trasversale, folle e unico. 
E se esiste una vita dopo la morte, esisterà anche un palco. E su quel palco da oggi Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti staranno più stretti ma in degna compagnia.