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Unioni civili, Renzi pronto alla fiducia "Il M5s vuole solo fare del male al Pd"

Allʼassemblea del Partito democratico, il premier auspica che non si affossi il ddl e parla di un accordo di governo. Sul caso Regeni: "Vogliamo la verità"M5S: "Ddl Cirinnà, noi ci siamo" - Sinistra dem, SI e Sel: "Stepchild non si tocca" - FOTO: #Temposcaduto, Milano con i colori dellʼarcobaleno per le unioni civili

Unioni civili, Renzi pronto alla fiducia
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Matteo Renzi ammette la debolezza del Pd sul fronte unioni civili e dice di essere pronto a porre la fiducia.

"Siamo a un bivio - dice -: o auspicare che il M5S voti la legge o tentare un accordo di governo con un emendamento su cui sono pronto a mettere la fiducia". Poi, sui grillini: "Basta farci del male: i grillini hanno l'obiettivo di fare il male del Pd, noi quello di fare il bene dell'Italia". E avverte: "Al Senato siamo minoranza".

Unioni civili, Renzi pronto alla fiducia "Il M5s vuole solo fare del male al Pd"

"Martedì assemblea e chiudiamo" - "Martedì sera, alle 20, si terrà la riunione del gruppo al Senato e chiudiamo con questo tema delle unioni civili - dice ancora Renzi -. Ho dato la disponibilità a partecipare: andremo avanti con grande determinazione".

"No allo stop" - "Sappiamo che c'è un tentativo chiaro di riaprire la discussione sulle unioni civili - riprende, intervenendo all'assemblea del Pd - e non approvare la legge neanche nel corso del prossimo anno. Siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti normativi e regolamentari per impedirlo, con la stessa tenacia della legge elettorale, riforma Pa, lavoro. Non possiamo permetterci un'unica cosa: frustrare la speranza come abbiamo fatto con i Dico 10 anni fa". Tutto è pronto dunque per la fiducia.

"Il M5S ha la sindrome di Lucy" - Su questo punto, avverte: "Visto com'era la situazione, abbiamo deciso di fare l'accordo con Grillo e i Cinque stelle. Basta farci del male: non ci saremmo mai perdonati di fare quel tentativo. Capisco la sindrome Lucy e Charlie Brown, quella di staccarsi dal padrone all'ultimo minuto. Ma loro hanno l'obiettivo fare il male del Pd, noi abbiamo l'obiettivo di fare il bene dell'Italia. Il sindaco di Livorno ha detto che il Pd deve morire, noi che l'Italia deve vivere".

"Al Senato non abbiamo i numeri" - E ancora, sul Pd in affanno sulla questione: "Non tutto ci è riuscito bene. La questione dei diritti civili è quella che più di ogni altra ci vede in difficoltà. Il passaggio sulle unioni civili è numericamente delicato: se è vero che vogliamo trovare un punto di caduta tra noi è altrettanto vero che i numeri al Senato non sono quelli dei giornali: siamo 112 noi, 218 gli altri gruppi. Si fa come vogliamo noi se puntiamo alla minoranza".

Aiutatemi a comunicare" - Il premier fa inoltre appello al Partito democratico: "La comunicazione non è il pallino del segretario pro tempore, ma è la soluzione per non rosicare, non perdere, non perdersi. Io da solo non ce la faccio. Ci sono due alternative: una discussione tra correnti su come andiamo alle elezioni. Ma amici del Pd impariamo dalle nostre cicatrici: quando ci siamo ridotti a parlare di noi e solo di noi abbiamo perso la strada. Dobbiamo parlare al Paese con il tam tam e il porta a porta perché il Pd possa essere l'ancora di speranza del nostro Paese".

Poi, entrando nel merito della discussione: "Che paura possono fare due persone che si amano? Che paura possono fare quelle che chiedono di avere un'unione fra di loro. A me fanno paura quelli che si odiano, non quelli che amano".

Ue, "Basta con gli egoismi" - Sul fronte Ue invece, il premier dichiara: "Oggi la realtà dice che l'Europa è ferma, ha bisogno di essere rimessa in moto e anche dal punto di vista economico ha bisogno di una strategia non semplicemente incentrata sugli egoismi di qualche Paese dominante che non riesce ad avere una strategia valida per tutti". E aggiunge che è assurdo dire che "uso l'Ue per il consenso immediato". "A chi dice questo - ha spiegato infatti - rispondo che non ho mai sentito frase più allucinante di questa perché è un tema che non si presta a risultati e al consenso immediato sia dal punto di vista esterno, cioè di correggere la rotta, sia interno per cambiare il dibattito dentro il nostro Paese".

"Niente lezioni, abbiamo fatto le riforme" - Rivendica poi una politica di tagli e riforme spiegando: "In una certa fase era giusto intervenire in modo strong ma non possiamo pensare che ci sia chi fa la lezioncina senza rendersi conto che è in ballo la partita del nostro futuro e dei nostri figli. Noi abbiamo fatto il Jobs act e non gli esodati, l'Expo e non i marò, abbiamo tagliato allo Stato Centrale e non ai Comuni, abbiamo scelto la crescita e non l'austerity, portato flessibilità per 16 miliardi a chi sosteneva il fiscal compact. Noi siamo la politica e non la tecnica e dobbiamo essere orgogliosi".

Regeni, "vogliamo la verità" - Sul caso Regeni il premier dichiara: "Non accetteremo una verità artificiale e raccogliticcia: siamo l'Italia e non accetteremo mai una verità di comodo. Non c'è business o realpolitik che tenga, non è un optional la verità per Giulio. Proprio perché siamo amici con l'Egitto, noi pretendiamo la verità. A noi non basta la collaborazione, noi vogliamo i responsabili. Non è possibile che la morte di un giovane italiano rimanga senza un colpevole".