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Ballottaggi,8,6 milioni di italiani alle urne:occhi su Milano e Roma

Sono 126 i comuni nei quali si voterà per eleggere il sindaco. Lʼesito nei capoluoghi è un test sul peso che ha il Pd nel Paese

Si sono aperti alle 7, e chiuderanno alle 23, i seggi per i ballottaggi delle elezioni amministrative.

In palio ci sono la guida di 126 comuni (tra cui alcune grandi città come Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna) ma anche gli equilibri tra gli schieramenti e all'interno dei partiti. La partita, comunque finisca, sarà dunque letta come cartina tornasole dei rapporti di forza sulla scena politica. Al voto sono chiamati 8,6 milioni di italiani.

Il premier Matteo Renzi ha puntato a derubricare l'appuntamento elettorale a contesa locale, rinviando la sfida su governo e leadership al referendum istituzionale di ottobre, gli altri protagonisti sperano di incassare ai seggi vittorie utili a conquistare o riconquistare più spazio anche a livello nazionale.

E' il caso del M5S, che conta di far diventare Virginia Raggi sindaco di Roma e non nasconde di sperare che Chiara Appendino batta Piero Fassino a Torino cancellando gli oltre dieci punti di distacco. Ma anche di Forza Italia: se Stefano Parisi riuscisse a mettere KO il renziano Beppe Sala, gli azzurri potrebbero infatti rivendicare di aver avuto ragione a puntare su un candidato moderato contro la strategia Meloni-Salvini, che nella capitale non è riuscita a imporsi nonostante i buoni risultati della leader di Fratelli d'Italia.

Qualora il partito democratico, oltre alla capitale che in molti danno per persa ma su cui i vertici Dem non perdono la speranza, non riuscisse infatti a mantenere il comando degli altri capoluogo chiave come appunto Milano e Torino (a Napoli si dà per scontata la riconferma di Luigi De Magistris mentre a Bologna la vittoria del centrosinistra con Virginio Merola e a Trieste del centrodestra con Roberto Dipiazza) è facile immaginare che anche la resa dei conti interna tra maggioranza e minoranza si accelererebbe.

Roma: urne e veleni, scontro Raggi-Pd E' una battaglia di mille veleni, fino all'ultimo tweet, fino all'ultimo minuto possibile, quella che si sta consumando tra M5s e Pd a Roma. A poche ore dall'apertura delle urne, è proprio tra pentastellati e democratici che si ingaggia l'ennesimo scontro: nel mirino dei Dem la vicenda legata alle consulenze con l'Asl di Civitavecchia della candidata sindaco Virginia Raggi, su cui un dirigente del Pd romano avrebbe fatto un esposto. L'interessata, per dare un calcio alle accuse, ha pubblicato l'autocerticazione del 2015 dichiarando che "così termina una delle campagne più feroci di sempre". Deputati e senatori Dem accusano la Raggi di aver così violato il silenzio elettorale a 24 ore dal voto. I due candidati a sindaco si sono anche dedicati al relax: la pentastellata in compagnia del figlioletto, il dem Roberto Giachetti con degli amici.

Milano: Parisi-Sala, è testa a testa A Milano sarà una sfida all'ultimo voto. Dopo il primo turno sono solo 5mila quelli che separano i due candidati sindaco, Giuseppe Sala per il centrosinistra, che ha chiuso in vantaggio, e Stefano Parisi per il centrodestra. Con un simile testa a testa diventa centrale la battaglia contro l'astensionismo. E per questo i due sfidanti hanno chiuso entrambi le loro campagne elettorali con un appello ai cittadini ad andare alle urne. Al primo turno solo il 54,6 per cento dei milanesi è andato a votare. Un'altra incognita è legata agli elettori che al primo turno hanno votato il Movimento 5 stelle: a Milano sono stati 54mila i voti per il candidato Gianluca Corrado.

Torino: Fassino-Appendino, caccia a voti indecisi Una "battaglia" così incerta per l'elezione del sindaco Torino non la vedeva da almeno vent'anni: il centrosinistra di Piero Fassino è chiamato a vedersela con la sfidante pentastellata Chiara Appendino. Una sfida dal finale ancora tutto da scrivere, nonostante il vantaggio al primo turno di 11 punti percentuali a favore del sindaco uscente, in un Piemonte che deve eleggere in tutto undici primi cittadini.

I due sfidanti hanno messo da parte il fair play che li aveva accompagnati nella prima parte della campagna elettorale e si sono affrontati senza esclusione di colpi sui temi del futuro della città. Dal lavoro alle grandi opere, dalla povertà alla cultura, dal commercio alla sicurezza, Fassino e Appendino hanno proposto ricette spesso contrapposte. Entrambi sono andati a caccia del voto degli ultimi indecisi e fanno i conti col rischio astensionismo, che due settimane fa ha tenuto lontano dai seggi oltre il 35% degli elettori.

Bologna: Borgonzoni sfida Merola, migranti argomento chiave Sarà la sfida fra il sindaco uscente Virginio Merola (Pd) e la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni (Lega) a decidere chi sarà il sindaco di Bologna per i prossimi cinque anni. Merola parte in vantaggio, dopo aver preso il 39,4% al primo turno, il risultato peggiore della sua storia per il Pd a Bologna che, a differenza di quanto avvenne cinque anni fa, non gli è stato sufficiente per vincere al primo turno.

Lucia Borgonzoni, consigliera comunale uscente della Lega Nord, è sostenuta da Forza Italia e Fratelli d'Italia e al primo turno ha preso il 22,3%: per centrare quello che sarebbe un risultato storico dovrà, quindi, recuperare circa 17 punti in percentuale. Decisiva, anche qui, sarà l'affluenza alle urne, che già al primo turno è stata piuttosto bassa, di poco inferiore al 60%. Nella campagna elettorale per il ballottaggio Lucia Borgonzoni è stata sostenuta da Matteo Salvini e da altri big del centrodestra come Renato Brunetta e Daniela Santanchè. Merola, invece, ha chiesto ai big del suo partito, a cominciare da Renzi, di stare alla larga per non caricare le elezioni bolognesi di un significato nazionale.

Napoli: De Magistris-Lettieri, sfida fotocopia 2011 De Magistris-Lettieri, cinque anni dopo. Al ballottaggio si ritrovano gli stessi contendenti del 2011, in un clima surriscaldato da scambi di accuse e polemiche cui si aggiunge il rischio che si ripetano ai seggi episodi poco chiari. La vigilanza sulla trasparenza delle operazioni sarà ancora più forte, come hanno chiesto a più riprese entrambi i candidati. Gianni Lettieri parte in svantaggio, con il 24 per cento del primo turno contro il 42,8 del sindaco uscente, ma vorrebbe ripetere il sorpasso che cinque anni fa si verificò a posizioni invertite: allora il candidato di centrodestra aveva superato il primo turno in netto vantaggio (38,5 contro 27,5), ma Luigi de Magistris riuscì a sopravanzarlo. Entrambi negli ultimi giorni hanno chiesto il voto agli indecisi e a chi al primo turno ha votato per altri candidati.

Il sindaco uscente strizza l'occhio soprattutto al M5S e alla sinistra Pd. La corsa sotto il Vesuvio è tra due uomini e due programmi agli antipodi. L'ex pm De Magistris è l'unico, nei capoluoghi, a non avere alle spalle grandi partiti (con lui Idv, Verdi e 12 liste civiche) puntando proprio sulla "indipendenza" per far leva sugli elettori, soprattutto a sinistra. Anche l'imprenditore Lettieri si definisce "candidato civico" ma con lui ci sono Fi e Fdi-An. Il sindaco uscente punta su ambiente, servizi sociali, aree pedonali e ritiene che la singolare esperienza politica napoletana debba diventare progetto nazionale, in stretto dialogo con i Cinquestelle. Lettieri assicura 10mila posti di lavoro per i giovani, meno tasse comunali e un rapporto di positivo dialogo con il Governo, in alternativa al continuo braccio di ferro ingaggiato da de Magistris con Renzi.