PERICOLO

Bufera Pd, Bersani: "Se Renzi forza la mano è la fine del partito"

L'ex segretario è preoccupato per "il restringimento degli spazi democratici" tra i dem, spiega: "Non dico no al voto anticipato ma andiamoci con ordine" e avverte l'ex premier: "Non insulti il Parlamento"

01 Feb 2017 - 19:01

Pier Luigi Bersani avverte che "se Renzi forza la mano, è la fine del Pd". Secondo l'esponente dem, se il segretario "rifiuta il Congresso o una forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto", l'unità del partito è a rischio "per il preoccupante restringimento degli spazi democratici". "E non nasce la Cosa 3 di D'Alema, Bersani o altri - aggiunge -, ma un soggetto ulivista, largo, plurale, democratico".

"Parlo in pubblico" - L'esponente della minoranza del Pd, intervistato dall'Huffington Post, sottolinea inoltre di dover "parlare in pubblico" e spiega: "Non incontro Renzi, parlo in pubblico. E mi piacerebbe farlo nel Pd" dove, dice, vede le possibilità di confronto ed espressione ridotte al lumicino.

Su quanto detto da Renzi a proposito dell'impossibilità di convocare un Congresso replica: "Per anticiparlo servono le dimissioni del segretario. C'è qualcuno che non si vuole dimettere". E poi specifica che, se Renzi vuole, un altro luogo di confronto democratico, anche alternativo al Congresso, l'attuale segretario lo può trovare quando e come vuole.

"Si è chiusa una fase" - Bersani chiede un dibattito nel partito "per discutere come andare al voto. Si è chiusa una fase, abbiamo perso Roma, Torino, le amministrative, c'è stata la botta del referendum, la Corte ha fatto saltare l'Italicum. Come si può pretendere che chi non era d'accordo adesso vada a fare i comizi dicendo votateci che non è successo niente?".

Il nodo della legge elettorale - L'Italicum, dice, è una legge elettorale che "garantisce l'ingovernabilità. Rende necessario un accordo con Berlusconi e neanche basta. Vanno tolti i capilista bloccati che portano a una Camera formata per il 70 per cento di nominati. Allargare al Senato questo scempio? Sarebbe una provocazione". Dietro la legge elettorale, riprende, c'è la questione della durata della legislatura. E allora, ecco la proposta di Bersani: "Il governo deve governare: mettere in sicurezza alcune cose a cominciare dalle banche, correggere qualcosa sugli errori fatti, ad esempio su lavoro e voucher. Lo chiedo al presidente del Consiglio: vuole governare Gentiloni?". C'è da auguararsi, continua, che non vada a finire come con Enrico Letta. Al voto anticipato, ci tiene a precisare, non dice no, "sto solo dicendo: andiamoci con ordine, dopo un Congresso e con una legge elettorale decente". E non ci sta a farsi accusare di essere uno che pensa ai vitalizi. "Se buttiamo anche a mare la dignità del Parlamento, non si capisce più dove andiamo a finire. Renzi non può insultare le Camere".