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Il governo valuta il rinvio del pareggio di bilancio nel 2013 per evitare una manovra

Lʼindiscrezione rilanciata dallʼagenzia Reuters: "Si sfrutta la flessibilità concessa dalla Ue"

Afp

Conti pubblici in bilico e per tenerli in piedi senza andare ad aumentare la pressione fiscale spunta l'ipotesi di rinviare al 2014 dal 2013 il pareggio strutturale di bilancio, sfruttando i margini di flessibilità concessi dalla Commissione europea. Mossa che scongiurerebbe una nuova manovra sui conti pubblici. Lo riferisce l'agenzia Reuters citando una fonte governativa rimasta anonima.

Operazione che prenderebbe vita entro il 20 settembre, termine entro il quale il ministero dell'Economia dovrà diffondere il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica attraverso la Nota di aggiornamento al Def.

"Il pareggio potrebbe essere raggiunto nel 2014, nel 2013 il governo resterà sotto il tetto del 3%" a livello di deficit nominale, spiega la fonte. Il rinvio è desumibile anche dalla bozza dell'Agenda per la crescita, un documento allegato alla Nota di aggiornamento. Nell'indicare gli obiettivi prioritari del governo italiano, la bozza parla dell'esigenza di "conseguire e mantenere l'obiettivo a medio termine a partire dal 2014".

Finora per l'Italia l'obiettivo di medio termine (Mto secondo l'acronimo inglese) è coinciso con un saldo strutturale pari a un disavanzo non oltre lo 0,5% del Pil già nel 2013. Il Def di metà aprile indicava un saldo strutturale pari a zero quest'anno e in avanzo di 0,4 punti di Pil nel 2014. Il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ieri ha detto che l'Italia è in linea con l'obiettivo di avere un saldo strutturale in pareggio nel 2014, senza fare riferimenti al 2013.

Il pareggio era stato inserito su indicazione della Bce - Durante l'estate del 2011, nel pieno della crisi finanziaria, il quarto governo di Silvio Berlusconi aveva deciso di raggiungere il pareggio nel 2013 con un anno di anticipo. L'operazione, sollecitata dalla Bce nella famosa lettera di inizio agosto, avrebbe dovuto frenare l'ondata ribassista che stava colpendo i titoli di Stato italiani. Il governo di Mario Monti, insediatosi a novembre dello stesso anno, aveva confermato l'impegno.

L'accelerazione nella politica di rigore si è tradotta in una correzione del disavanzo pari a circa 76 miliardi sul bilancio di quest'anno, con le inevitabili ripercussioni negative su un'economia già in recessione.

Un rinvio senza reazioni in Europa - Il rinvio del pareggio non dovrebbe costare all'Italia censure dell'Europa. E, d'altra parte, una nuova correzione dei conti scatenerebbe le ire dei partiti di maggioranza. Con l'attenuarsi della crisi, Bruxelles ha ammorbidito l'enfasi sul consolidamento fiscale per consentire agli Stati membri di finanziare politiche anticicliche.

Con l'uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, l'Italia ha già potuto sfruttare i nuovi margini per avviare la liquidazione dei debiti commerciali accumulati dalla pubblica amministrazione verso i fornitori privati. A inizio luglio la Commissione europea ha confermato i nuovi spazi di manovra, che dovrebbero assicurare all'Italia una spesa a deficit pari a circa 0,5 punti di Pil nel 2014.