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Dieselgate, le Case tedesche paghino di tasca loro

La neoministra allʼAmbiente Schulze contro gli “imborglioni”

Cʼè ancora il nome Schulze a far parlare di sé nella politica tedesca, fresca di Grosse Koalition.

Ma non è Martin Schulz, leader della SPD ed ex Presidente del Parlamento Europeo. Il nuovo astro della politica a Berlino è Svenja Schulze (ha una “e” finale in più), cinquantenne neoministra dellʼAmbiente nel governo di Angela Merkel. È lei a dichiarare un concetto semplice: i costruttori auto paghino tutti gli oneri del dieselgate, senza ricadute sugli automobilisti.

I produttori di auto hanno la responsabilità di avere in parte imbrogliato e di aver venduto auto con valori di emissioni di gas nocivi superiori a quanto dichiarato ‒ ha spiegato la ministra alla Bild, aggiungendo che ‒ chi oggi guida unʼauto diesel ha comprato la sua automobile pensando che fosse compatibile dal punto di vista ambientale”. Se non lo è, in sintesi, è per colpa dei costruttori, che a loro spese dovranno provvedere a sostituzioni o aggiornamenti tecnici (i cosiddetti retrofit) per riparare il danno. Diciamocela tutta: come dare torto a Svenja Schulze? Visto che qualcuno in Germania ha tirato in ballo superbolli e divieti di circolazione per le auto a gasolio? “Punirebbero gli automobilisti, che non sono colpevoli”, afferma la ministra.

Le frasi stanno destando scalpore in Germania, anche per lʼassordante silenzio dellʼindustria automobilistica, che non commenta le posizioni della ministra e che fino al 2019 non prevede di intervenire sul mercato delle auto diesel circolanti con le soluzioni retrofit richieste. Chiaro che costino, ma il punto è tutto lì: per la Schulze devono essere loro pagarle! Il monito della ministra è che le grandi Case automobilistiche tedesche passino in fretta alle nuove soluzioni di mobilità elettrica, più sostenibile sotto il profilo ambientale ma ancora poco diffusa. E infine lʼultimo colpo, ben assestato, allʼorgoglio teutonico: “I tedeschi vanno in giro per il mondo con il naso alzato pensando di fare tutto bene, ma non è così. Nella protezione dellʼambiente non siamo i migliori”.