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Wikileaks e Twitter in down il giorno prima delle elezioni Usa

Teorie cospirazioniste affemano che lʼintento dei pirati informatici sia quello di impedire al sito di Julian Assange di diffondere nuovo materiale su Hillary Clinton

Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, Twitter e Wikileaks hanno riscontrato gravi malfunzionamenti in diversi paesi del mondo compresa la costa est e ovest degli Stati Uniti.

La situazione è stata ripristinata, ma c'è chi pensa che questi disagi non si siano verificati accidentalmente. Teorie cospirazioniste affemano che l'intento dei pirati informatici fosse quello di impedire al sito di Julian Assange di diffondere nuovo materiale che potrebbe compromettere la vittoria di Hillary Clinton nella corsa alla Casa Bianca.

Quando WikiLeaks ha annunciato che i suoi server erano oggetto di attacchi hacker, poco dopo Twitter risultava inaccessibile in Giappone e in parte degli Stati Uniti. E immediatamente gli scettici hanno pensato che non si trattasse affatto di un caso.

Dai suoi account @twitter e @support, il sito di microblogging non ha ancora confermato né smentito di avere vissuto intrusioni nella sua piattaforma. Ma qualcosa è andato storto poco dopo un post pubblicato su Facebook da WikiLeaks, secondo cui i suoi server erano "oggetto di un attacco DDoS enorme successivamente alla diffusione di #DNCLeak2", ossia di nuove email legate al Democrat National Convention, i cui vertici sono stati azzerati lo scorso luglio successivamente a messaggi di posta elettronica diffusi da WikiLeaks e che mostravano come l'organo del partito democratico avesse fatto di tutto per ostacolare il senatore Bernie Sanders durante la stagione delle primarie agevolando Clinton. Stando a quelle email, Chelsea Clinton, la figlia di Hillary, avrebbe usato fondi della Clinton Foundation per coprire le spese delle sue nozze. E' quanto scritto da Doug Band, ex braccio destro di Bill Clinton, a John Podesta, a capo della campagna per le presidenziali 2016 dell'ex segretario di Stato.

Con DDoS, WikiLeaks ha fatto riferimento a "Distributed Denial of Service", un mezzo con cui gli hacker impediscono il regolare flusso di dati. Con essi nulla viene rubato illecitamente. Sovraccaricando i server del gruppo con informazioni inutili e con ripetute richieste di caricamento di pagine web, hanno mandato in tilt il sito di Assange e magari anche quello famoso per i suoi cinguettii. Si tratta dello stesso tipo di attacco che il 21 ottobre scorso aveva colpito l'infrastruttura di rete di Dyn, un gruppo con sede a Manchester, New Hampshire, che funziona come l'elenco telefonico di internet. In pratica offre un servizio che traduce il semplice nome di un sito web come in un indirizzo IP che i computer usano per identificare sé stessi su una rete. Allora centinaia di siti famosi come quelli di Twitter, Financial Times, New York Times, eBay, Netflix e Cnn andarono in tilt.

Il popolo della rete ha subito commentato quanto accaduto. C'è chi insinua che l'inaccessibilità di WikiLeaks e Twitter non sia stata casuale, c'è chi crede che forse sono gli hacker russi ad essere tornati in azione, sempre che si creda alla tesi sposata da Washington secondo cui c'è Mosca dietro gli attacchi hacker al Dnc. Infine, c'è chi dice che c'è lo zampino della National Security Agency, l'agenzia d'intelligence Usa travolta dallo scandalo "datagate", quello portato alla luce nel 2013 dalla 'talpa' Edward Snowden con la pubblicazione di una vasta quantità di documenti dell'agenzia sui programmi di sorveglianza negli Stati Uniti e all'estero. Non mancano utenti che avvertono: "La censura globale sta per arrivare".