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Nepal: la placca indiana all'origine del disastro

Le cause della tragedia di Kathmandu e dellʼHimalaya: da sempre una zona ad altissimo rischio

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Un forte terremoto, devastante, era atteso, ma quando sarebbe arrivato non era possibile prevederlo.

Il Nepal è una delle regioni a più alto rischio sismico del mondo e "la zona subito a est di quella colpita oggi era stata interessata da un terremoto di magnitudo superiore a 8 nel 1934", ricorda Alessandro Amato, dirigente di ricerca del Centro nazionale terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Cnt-Ingv).

Il Servizio di sorveglianza geologica degli Usa ha stimato subito migliaia di morti "perché la faglia si estende verso Kathmandu e le scosse successive sono più vicine" alla capitale nepalese, che ha circa 2 milioni di abitanti, "che si trova su una valle vicino a un fiume che amplifica le onde sismiche". Nell'area colpita oggi "non ci sono stati forti terremoti per diversi secoli e per questo la zona intorno alla capitale Kathmandu era considerata un 'gap sismico', in cui c'era evidenza di una deformazione secolare accumulata", spiega ancora Amato, precisando che "la causa del terremoto di oggi "è la spinta della placca indiana, che si trova a sud, verso quella euro-asiatica a nord", un movimento cominciato circa 70 milioni di anni fa e che ha creato la catena dell'Himalaya, consumando l'oceano che era sotto la catena montuosa.

La valanga che, invece, si è formata sull'Everest e' stata provocata dallo scuotimento, la velocità relativa tra le due placche, rileva il dirigente di ricerca del Cnt-Ingv, è di 4-5 centimetri per anno (di cui si stima che 2 centimetri all'anno vengano accumulati lungo il margine meridionale della catena montuosa). "Questo significa che ogni 100 anni si accumula una deformazione pari a 2 metri di spostamento relativo tra le due placche. La zona di contatto, quella della faglia, non si è mossa per secoli, tra un terremoto e l'altro, per muoversi improvvisamente quando è stata superata la capacità di resistenza della faglia: è in quel momento che avviene un terremoto che, momentaneamente, ristabilisce l'equilibrio geologico".

Cosa potrà accadere ora è un'incognita e bisognerà solo aspettare. Generalmente ci sono "forti scosse ma piu' piccole della prima mentre qualche volta ci sono scosse della stessa intensità, perché si potrebbe attivare un'altra faglia" in un tempo che "può essere qualche ora o anche qualche mese, come accadde in Friuli nel maggio del 1976, dove ci furono repliche per 2-3 mesi e poi a settembre ci fu una scossa forte come quella del maggio precedente".