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Bodrum, dopo Aylan una città blindata mentre continuano gli sbarchi

La testimonianza a Tgcom24 di unʼanimatrice turistica italiana sulla spiaggia turca diventata tristemente famosa dopo il rinvenimento del piccolo siriano: "I sopravvissuti hanno negli occhi la paura"

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La tragedia di Aylan non ferma gli sbarchi sulla spiaggia turca di Bodrum. E' andata così per tutta l'estate e per tutta l'estate lei ha incrociato gli sguardi impauriti dei disperati appena approdati e non può tacere davanti al dramma di questo esodo. Silvia, italiana di 25 anni, alla sua prima esperienza di animatrice turistica in un villaggio vacanze della cittadina divenuta tristemente famosa per la morte del piccolo siriano, dipinge una località invasa dai profughi e blindata ("Abbiamo visto in mare persino un sommergibile"), con i resti delle traversate arenati sulla sabbia: "Come si può escludere che non ci siano stati altri naufragi? Tutte le mattine le onde spingono a riva abiti, portafogli, effetti personali".

Dopo la morte di Aylan, com'è la situazione a Bodrum?

"Attualmente la situazione appare tranquilla, ci sono molti posti di blocco della polizia, il mare di notte è strettamente sorvegliato dalla guardia costiera turca. Abbiamo notato anche, nel tardo pomeriggio, un sottomarino che passava, non so se legato a questa emergenza. Fino a qualche settimana fa, almeno nella zona vicino al villaggio in cui lavoro, di notte, si potevano notare gli spostamenti di chi sbarcava, siriani e non. Sono visibili a tutti, anche ai turisti, non si nascondono: basta andare in centro, a Bodrum, e si incontrano uomini, donne e bambini per strada a chiedere l'elemosina. E poi ovviamente sono presenti anche al porto, dove sono alloggiati in attesa di partire per Kos".

E prima della tragedia di Aylan, che coscienza si aveva a Bodrum dell'esodo in corso?

"Prima del ritrovamento del corpo del bambino, le uniche cose che testimoniavano il dramma in corso erano ai nostri occhi i vestiti, gli oggetti di uso quotidiano di ogni tipo, occhiali, portafogli, documenti, che venivano portati dal mare sulla spiaggia o che qualche ospite del villaggio, nuotando al largo, ripescava sul fondale. Gli indumenti che vengono trovati sulla battigia vengono rimossi dall'addetto al controllo della pulizia in spiaggia. Non abbiamo mai avuto notizia del rinvenimento di altri corpi a riva, ma, sinceramente, chi può escluderlo?".

Cosa ha toccato con mano?

"Fortunatamente, passatemi il termine, non ero presente quella mattina del ritrovamento di Aylan, anche se il suo corpo giaceva a poca distanza dalla nostra spiaggia. Io e gli altri colleghi, italiani e non, non ci siamo accorti di nulla quel giorno; c'erano soltanto movimenti strani, fuori del normale, da parte delle forze dell'ordine. Solo dai giornali abbiamo appreso, l'indomani, quello che era accaduto. Però, incontri di gente in fuga se ne fanno. Anche l'altra notte, intorno all'1.30, le 2.00, rientrando a casa, assieme ad alcuni colleghi, ho incontrato, lungo la strada, sul lato opposto rispetto al nostro, un gruppo di migranti, circa una quindicina, ognuno con una borsa in spalla. Sul loro volto era impressa la paura dopo lo scampato pericolo dell'attraversata; sono passati accanto a noi senza scappare".

E davanti a quegli occhi, cosa ha provato?

"Tanta pena e compassione. Vedere queste persone, soprattutto i bambini, che tentano di scappare dal loro Paese per trovare un po' di pace, rischiando la vita, lascia sconvolti. Mi era stato raccontato che alcuni uomini in centro elemosinavano, portandosi dietro bambini stranamente sempre addormentati. Queste voci affermavano che in realtà quei piccoli fossero morti; ieri anche a me è sembrato così: sono passata davanti a un uomo a terra, che aveva sulle sue ginocchia due bambini; i piccoli all'apparenza dormivano, ma parevano davvero senza vita... Se fosse così, per questi uomini, non proverei pena ma disgusto".