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Siria, Gb e Usa sono pronte all'attacco
L'Italia frena: "Non senza la copertura Onu"

Secondo la stampa britannica sono sempre più alte le probabilità di un intervento militare, ma Mosca avverte: "Conseguenze gravi". La Casa Bianca ha però smentito "unʼazione imminente". Nel Paese mediorientale i cecchini sparano contro gli ispettori dellʼOnu

Ansa

Sempre più alta la tensione sulla situazione in Siria. La Russia ha infatti messo in guardia gli Stati Uniti sulle conseguenze "estremamente gravi" che avrebbe un eventuale intervento militare nel Paese. Intervento che, secondo la stampa britannica, sarebbe ormai prossimo: la marina inglese sarebbe infatti pronta a unire le forze con gli Stati Uniti per un eventuale attacco missilistico in Siria. La Casa Bianca ha però smentito un attacco imminente.

Spari contro ispettori Onu - Cecchini non identificati hanno sparato e danneggiato a Damasco uno dei veicoli utilizzati dagli ispettori Onu impegnati a raggiungere la zona teatro del presunto attacco con gas letali. Lo ha riferito un portavoce delle Nazioni Unite. "Il primo mezzo della squadra per l'indagine sulle armi chimiche è stato colpito volutamente e più volte da cecchini non identificati", ha spiegato il portavoce. La tv di Stato sostiene che a sparare siano stati i ribelli mentre, secondo gli attivisti dell'opposizione, la responsabilità sarebbe delle milizie di Assad.

Assad: "Accuse insensate" - Intanto il presidente siriano Assad fa sentire la sua voce proprio a un quotidiano russo, l'Izvestia, definendo "insensate" le accuse occidentale su un attacco chimico effettuato dal suo regime. Assad definisce anche "destinati al fallimento" i progetti statunitensi di un intervento militare. "L'America ha preso parte a molte guerre - ha spiegato - ma non ha mai raggiunto i suoi obiettivi politici per i quali le aveva scatenate. Ha fallito nel convincere il suo popolo multietnico della giustezza di quelle guerre, come pure ha fallito nell'instillare la sua ideologia negli altri paesi".

Usa: "Pochi dubbi sull'uso di armi chimiche" - Il segretario di Stato americano John Kerry ha telefonato al segretario generale dell'Onu alle sue controparti inglese, francese, canadese e russa per dirgli di avere "molti pochi dubbi" sull'uso di armi chimiche nell'attacco in Siria del 21 agosto. Lo rendono noto fonti diplomatiche. Secondo un responsabile del dipartimento di Stato, Kerry ha detto a Ban Ki-moon, William Hague, Laurent Fabius, John Baird e Sergei Lavrov che "se il regime siriano avesse voluto dimostrare al mondo che non aveva fato alcun uso di armi chimiche durante l'incidente, avrebbe fermato il suo bombardamento nella zona e offerto accesso immediato alle Nazioni unite cinque giorni fa".



Casa Bianca: "Niente azioni militari nei prossimi giorni" - La Casa Bianca ha smentito informazioni riportate dal Telegraph. "Il presidente Obama non ha deciso di impegnarsi in un'azione militare", ha detto un responsabile alla presidenza.

Gb: risposta possibile senza unanimità Onu - Una risposta all'uso di armi chimiche da parte del regime siriano sarebbe possibile anche senza l'appoggio unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico, William Hague, alla Bbc.

Bonino: "Impensabile intervenire senza la copertura Onu "- Non la pensa così il ministro degli Esteri Emma Bonino, che a Radio radicale esclude l'ipotesi di un intervento militare in Siria senza copertura del Consiglio di sicurezza Onu e invita a considerare quale potrebbe essere la reazione di Russia e Iran. "Dovremmo evitare di rendere mondiale un dramma che è internazionale - ha detto -. E anche l'opzione '1' di un intervento 'limitato' rischia di diventare illimitato".

Il vescovo di Aleppo: "Si rischia la guerra mondiale - Interviene anche monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, che sull'ipotesi di un attacco internazionale armato avverte: "Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire, per il mio sentire, una guerra mondiale".

"Di nuovo c'è questo rischio - continua ai microfoni di Radio Vaticana -. La cosa non è così facile! Speriamo che l'intervento del Papa per favorire un vero dialogo tra le differenti parti in conflitto, per trovare una soluzione sia il primo passo per non usare armi, ma per far sì che la gente possa essere libera di muoversi, di viaggiare, di comunicare, di lavorare".

"Tutto il Paese e' in guerra adesso - conclude il vescovo -. Questo è quello che aspettiamo: una forza internazionale che aiuti a dialogare e non a fare la guerra".