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Giornata internazionale contro la tortura
tra teatro e sofferenza

Il 26 giugno è la Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime di Tortura proclamata dallʼOnu. Un momento per denunciare questa pratica diffusa in paesi lontani ma anche nei vari centri di detenzione Europei e nelle nostre carceri

Ufficio stampa

Secondo Amnesty International sono 112 i paesi dove nel 2012 si è praticata la tortura o trattamenti inumani o degradanti. Un rifugiato su quattro, tra quelli che arrivano nel nostro paese, ha personalmente subito esperienze di tortura. Un reato non ancora inserito nel Codice Penale italiano, nonostante sia un obbligo derivante dall'adesione alla Convenzione Onu.

Secondo il Cir (Consiglio Italiano per i Rifugiati) ci sono luoghi in Italia, in cui la tortura e i trattamenti disumani e degradanti sono di fatto esercitati: attraverso il sovraffollamento delle carceri, le condizioni disumane nei Centri di Identificazione e di Espulsione. La tortura ha come unico obiettivo la distruzione dell'identità delle sue vittime e produce effetti devastanti sulla psiche di chi la subisce, determinando veri e propri stati di frammentazione psichica. Recuperare questi frammenti al fine di ricostruire una “storia che cura”, accompagnare la persona nella ricostruzione della identità colpita e distrutta è un processo difficile da compiere, ed è quello che il CIR cerca di fare con l'assistenza legale, il supporto sociale, l'assistenza medica e psicologica specialistica, laboratori di riabilitazione psico-sociale attraverso il teatro.

Lo spettacolo dedicato alla giornata internazionale è messo in scena da 15 rifugiati sopravvissuti a esperienze di violenza estrema. Per cinque mesi hanno partecipato al laboratorio di riabilitazione psico-sociale promosso nell'ambito del progetto Together with Vi.To. – progetto di Accoglienza e Cura delle Vittime di Tortura del CIR (Consiglio italiano per i rifugiati). Si tratta di uno spettacolo a due binari, che si affiancano e si integrano fra loro. Da una parte la "Storia della Colonna Infame" in cui vengono narrati i fatti accaduti nel 1630, in una Milano che, devastata dalla peste, perseguitava tutti coloro ritenuti a torto o a ragione untori. Venivano così accusate, torturate e uccise, persone innocenti. E la persecuzione continuava dopo la morte: prima con la demolizione della casa e poi con l'erezione di una colonna, una colonna infame, come simbolo in grado di ricordare ai posteri la colpa, la condanna e la pena degli accusati. Dall'altra parte, ci sono gli "attori-rifugiati", che in un binario parallelo, ci raccontano tratti della loro vita, dei loro sogni, delle loro frustrazioni e speranze al giorno d'oggi. Della loro fuga e della loro angoscia di essere ritenuti i nuovi untori.

Immagini dal laboratorio di riabilitazione psicosociale attraverso il teatro del Progetto Together with Vito del Consiglio Italiano per i Rifugiati. I protagonisti del laboratorio, rifugiati sopravvissuti a tortura, i formatori e registi, Nube Sandoval e Bernardo Rey, incontrano Erri De Luca sostenitore della Campagna LasciateCIEntrare. Video ideato e realizzato da Artigiani Digitali.