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Violenza e cyberbullismo, 17enne suicida

Rehtaeh Parsons si è impiccata nel bagno di casa in Nuova Scozia. Stupratori non condannati. Anonymous: "Abbiamo scovato gli aggressori". La polizia: "No a giustizia privata"

Facebook

Rehtaeh Parsons era riuscita a combattare il peso della violenza sessuale di gruppo subita nel novembre 2011, quando aveva 15 anni, ma non ce l'ha fatta quando pochi giorni fa uno scatto dello stupro è finito su Facebook. La giovane è stata presa di mira ed etichettata con il termine "Slut". Così il 7 aprile, colta da un momento di disperazione, è andata nel bagno di casa e si è impiccata.

E' stata vittima due volte Rehtaeh, prima di quattro ragazzi e della legge, la polizia ha chiuso il caso per mancanza di prove, e poi del cyberbullismo. Così la madre le ha dedicato una pagina sul social network descrivendola come una ragazza solare e amante degli animali, prima di subire lo stupro. "Il suo spirito era cambiato", è scritto. "La pagina su Facebook è stata creata per tutte quelle ragazze, che, come lei, hanno subito violenza e per non dimenticare".

Su internet è partita invece una petizione online per costringere la polizia americana a riaprire il caso. E se la distribuzione di foto non è un buon motivo per farlo, forse lo sarà la pedopornografia (lo scatto è stato fatto quando Rehtaeh aveva 15 anni). "E' stato fatto davvero troppo poco - ha detto la madre -, i giovani sono stati interrogati insieme e alla buona, e poi non hanno subito alcuna condanna". Non è servito neanche cambiare città per la giovane, che, a soli 17 anni, dopo aver subito una violenza sessuale, ha dovuto rivivere quei momenti terribili, e pubblicamente. Questa volta, però, Rehtaeh non è riuscita a mettere il "silenziatore" ai pregiudizi della gente e alla vergogna dell'esperienza subita, che è tornata.

Anonymous scova gli aggressori - 
Anonymous, il collettivo di hacker che l'anno scorso mise in piazza l'identità di un cyber-bullo che aveva spinto una teenager al suicidio, si prepara a fare altrettanto con un banda di ragazzi accusati d'aver stuprato in branco una adolescente inducendola a togliersi la vita per la disperazione. Adesso Anonymous sostiene di aver identificato due dei presunti aggressori e di ''star confermando'' l'identità del terzo: ''E' solo questione di tempo per trovare il quarto'', ha avvertito il collettivo in un video sul web in cui si chiede giustizia per Rehtaeh e la sua famiglia.

La polizia: "No alla giustia privata" - La polizia della Nova Scozia ha condannato tuttavia la giustizia privata di Anonymous: ''Diamo il benvenuto al dibattito ma non perdoniamo quando c'eè gente che vuole risolvere casi da sola'', ha detto il portavoce delle 'giubbe rosse' locali, Scott McRae. E' il secondo caso in pochi mesi di una vendetta privata di Anonymous: gli 'hacktivisti', che due anni fa avevano messo in ginocchio i siti online di MasterCard, Paypal e Visa in appoggio a Wikileaks, lo scorso ottobre avevano rivelato l'identità del cyber-bullo che avrebbe spinto la liceale canadese Amanda Todd al suicidio diffondendo sul web sue foto in topless.