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Kenya, quattro anni di prigione per chi vende sacchetti di plastica

Il governo di Nairobi ha messo al bando le buste in polietilene distribuite nei negozi e nei supermercati. Pesanti provvedimenti per chi non rispetta il divieto

Kenya, quattro anni di prigione per chi vende sacchetti di plastica

In Kenya non si possono più utilizzare i sacchetti di plastica. Per chi produce, vende e distribuisce sono previsti da due a quattro anni di galera e multe da 14.200 a 31.800 euro. La decisione del governo keniota è dello scorso marzo ed entra in vigore a partire da lunedì 28 agosto: una mossa per tutelare l'ambiente e per evitare l'abuso di buste non biodegradabili.

Ogni anno, solo i supermercati del Kenya distribuiscono circa 100 milioni di sacchetti di plastica non biodegradabile, che vengono dispersi nell'ambiente. Il divieto di produzione, distribuzione e vendita delle buste è una scelta che strizza l'occhio alla tutela dell'ambiente: le attività commerciali sono avvisate e devono trovare presto delle soluzioni alternative per non incappare nelle sanzioni previste. Già in altri paesi africani, come Camerun, Guinea-Bissau, Mali, Tanzania, Uganda, Etiopia, Mauritania e Malawi, questo divieto è già in vigore.

Il mancato smaltimento dei sacchetti di plastica è causa di molti problemi ambientali, come il blocco delle fognature e l'inquinamento del terreno, visto che sono fabbricati con materiale non decomponibile. I produttori di buste pongono l'accento sui problemi causati da questo bando all'economia del paese, primo tra tutti la perdita di posti di lavoro. Il ministro dell'ambiente keniota, Judi Wakhungu, ha però rassicurato gli imprenditori: la conversione degli impianti attualmente dedicati alla produzione di sacchetti di plastica in fabbriche di buste realizzate con materiali amici della natura, può portare alla creazione di nuovi posti di lavoro.

La plastica è un problema anche per la sopravvivenza di molte specie animali, soprattutto pesci e uccelli, che la scambiano per cibo. Inoltre, il suolo inquinato diventa terreno fertile per le zanzare che causano la malaria e febbre dengue. Le Nazioni Unite lanciano un monito: se i ritmi di inquinamento attuali dovessero proseguire di questo passo - ogni anno vengono dispersi nell'oceano 8 milioni di tonnellate di rifiuti non biodegradabili -, nel 2050 ci sarà nel mare più plastica che pesci.

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