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Arriva il robot subacqueo per salvare il mare

In grado di analizzare i campioni già nei fondali, è frutto di una ricerca italiana

Afp

Un vero e proprio laboratorio in miniatura in fondo al mare, completamente realizzato in Italia, permetterà di indagare le condizioni di salute dei fondali minacciati dall'inquinamento degli scarichi industriali e civili, oltre che di monitorare i siti di stoccaggio in mare dell'anidride carbonica. Si tratta di Amerigo, il veicolo robotizzato nato dalla collaborazione tra Rse (Ricerca sul sistema energetico) e l'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Ancona.

Com'è - Grande quanto due lavatrici messe insieme per un peso complessivo di 300 chilogrammi, questo esploratore dei fondali è costituito da un'intelaiatura in acciaio inox a forma piramidale che supporta tutti gli strumenti necessari per raccogliere campioni ed eseguire analisi sott'acqua.

A questi si aggiungono le zavorre e una serie di dispositivi elettronici che permettono al veicolo (meglio definito come lander) di essere del tutto indipendente: Amerigo è, infatti, capace di raggiungere i 6mila metri di profondità in completa autonomia e senza l'utilizzo di cavi di collegamento.

Come funziona - Una volta raggiunto il fondale, Amerigo segrega l'acqua all'interno di contenitori a fondo aperto (le cosiddette camere bentiche). Dopo aver chiuso i coperchi delle camere, l'acqua incubata viene prelevata da un sistema di ampolle e siringhe.

I campioni possono essere ispezionati già sul fondale, poiché Amerigo è in grado di analizzare parametri come la concentrazione di ossigeno e il ph, oppure possono essere riportati in superficie per indagini più complesse. Conclusa la missione, il lander perde la zavorra e risale: una volta raggiunta la superficie, attiva il sistema di localizzazione satellitare e comunica alla nave le sue coordinate per poter essere recuperato.

Non solo per monitorare l'inquinamento - Giovanni Ciceri, vice direttore del dipartimento ambiente e sviluppo sostenibile di Rse spiega: "Il lander Amerigo è già stato collaudato in una serie di campagne oceanografiche condotte nel mare Adriatico dalla nave Urania del Cnr. Grazie alle sue caratteristiche, può essere impiegato non solo per monitorare l'inquinamento costiero e portuale ma anche per valutare i siti adatti allo stoccaggio della CO2 e per identificare eventuali perdite di gas".