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Pelli di pitone: la Ue riflette sullo stop all'importazione da Indonesia e Vietnam

Potrebbe arrivare a breve lʼalt europeo a causa dei rischi di commercio illegale e di estinzione

Afp

Li vedi nelle vetrine nei negozi prestigiosi nelle vie più eleganti della città ormai trasformati in portafogli, borse o cinture. Ma da dove vengono quei pitoni? L'unione europea sta indagando sul traffico illegale delle pelli del rettile e sta valutando se bandire le importazioni da Vietnam e Indonesia. La prima Nazione importatrice è l'Italia con la sua industria conciaria e le griffe della moda di lusso.

Il divieto è alle porte
La questione è all'esame del gruppo che riunisce le autorità scientifiche degli Stati membri dell'Unione europea per la Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna selvatica minacciate di estinzione (Cites). La proposta parte dalla Commissione europea, che ha recepito i suggerimenti del World conservation monitoring centre. Un alt che potrebbe giungere molto presto: per Marco Valentini, funzionario del ministero dell'ambiente "Il bando per l'import di pelli di pitoni dal Vietnam potrebbe scattare anche prima di Natale e l'altro, una volta chiesti chiarimenti all'Indonesia, potrebbe partire a febbraio 2013".

Rischio di estinzione
Un commercio che mette a rischio estinzione il pitone, in particolare il pyton reticulatus. La stima del giro d'affari annuale delle pelli del rettile è di un miliardo di dollari e il rapporto rileva che quasi il 70 per cento della merce risulta passare da Singapore. Il problema è la mancanza di trasparenza del mercato globale. In particolare, manca una certificazione sulla provenienza degli stock nel Paese, un fattore che potrebbe facilitare il riciclaggio delle pelli da diversa origine.

Commercio illegale
Alexander Kasterine, del Centro internazionale del commercio spiega: "Il rapporto mostra che i problemi dell'illegalità persistono nel commercio delle pelli di pitone e questo può costituire una minaccia per la sopravvivenza delle specie". Secondo Kasterine "l'industria della moda e quella conciaria hanno un grande ruolo da giocare nel sostenere la Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna selvatica minacciate di estinzione (Cites) e i Paesi in via di sviluppo perché assicurino che le forniture siano legali e sostenibili".
Nonostante oltre il 20 per cento delle pelli esportate dal Sud Est asiatico siano dichiarate come provenienti da animali in cattività, secondo il rapporto non si tratta di un dato convincente, perché i costi di allevamento sostenuti perché i pitoni raggiungano la taglia adatta per essere uccisi risultano più elevati di quelli del prezzo di mercato a cui poi viene venduta una pelle.

La sostenibilità conviene anche alla moda
Massimiliano Rocco, responsabile specie, Traffic e foreste del Wwf Italia spiega: "Una pelle di pitone reticulatus di 2,5 metri che sul mercato in Indonesia costa circa 125 dollari, dopo la lavorazione può trasformarsi in cinque portafogli, due borse e due paia di scarpe, rendendo anche oltre diecimila euro".
Secondo l'esperto del Wwf Italia "bisognerebbe rafforzare il sistema dei controlli, studiare con attenzione le rese e le utilizzazioni delle pelli, scarti e conce, primarie informazioni per evitare le introduzioni e il lavaggio di pelli illegali nel nostro Paese".
Un forte monitoraggio del commercio della fauna selvatica sarebbe nello stesso interesse dell'industria italiana, che rischia di perdere questa risorsa per sempre se non viene gestita in maniera sostenibile.