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Jobs Act, le assunzioni partono da qui

Dalla nuova disciplina dei licenziamenti agli ammortizzatori sociali: tutte le specifiche del nuovo contratto che ha permesso a Marco di trovare un lavoro a tempo indeterminato già dopo la laurea

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tgcom24

Dalla laurea al lavoro, in pochi mesi, senza passare dal calvario degli stage o del lavoro precario: la fantascienza non c'entra nulla e non si tratta di una storia risalente a qualche decennio fa, ma è quanto ha potuto sperimentare - non senza un grande stupore - Marco Benedetti, 26 anni.

A pochi mesi dalla discussione della tesi di laurea, il 15 aprile è stato

assunto a tempo indeterminato

in FCA, nella sede di Torino, e lì si occupa adesso dello sviluppo di nuovi

motori

.

marco benedetti
tgcom24

Ingegnere

meccanico

dopo una magistrale conseguita all'università di Perugia, Marco è stato tra i primi lavoratori precari a usufruire dei benefici del Jobs Act. "Non so se senza il nuovo contratto a tutele crescenti sarei stato assunto da subito: probabilmente avrei iniziato con un tirocinio di 6 mesi che sarebbe proseguito in un tempo determinato rinnovato finché la vecchia normativa lo avrebbe consentito. Fatto sta che mi avevano proposto anche un lavoro all'estero ma ho preferito restare in Italia grazie a questa opportunità".

Ma quanti altri

giovani

lavoratori

potranno sperare in un destino simile a quello di Marco? le cifre sono ancora tutte da verifica: a marzo, l'Osservatorio sul lavoro della

Cna

(su un campione di oltre 20.500 imprese, 127mila occupati) ha registrato un'impennata di assunzioni:

3.245 assunzioni, +8,6% rispetto allo stesso mese del 2014.

E a spingere la crescita sono proprio i contratti a tempo indeterminato (1.337), con un incremento del 54,6% in 12 mesi.

"È l'effetto combinato del

Jobs

Act

, entrato in vigore il 7 marzo scorso, e della

decontribuzione

inserita nella Legge di Stabilità" riconosce la Cna. Il dato è musica per le orecchie del governo: "Una buona notizia, in linea con altri segnali ricevuti in questi mesi" commenta il ministro del Lavoro

Giuliano

Poletti

che aggiunge: "La nostra idea è che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti costi strutturalmente di meno rispetto ai contratti precari'', e l'obiettivo è che questo "diventi il modo normale di assumere la gente nel nostro Paese".



Sulle potenziali del Jobs Act è ottimista anche Manpower Group. “Sul contratto a tutele crescenti - commenta

Stefano Scabbio,

presidente Area Mediterraneo - abbiamo un giudizio positivo, si va verso la giusta direzione: permette una certa flessibilità e una certezza per l'impresa del costo di risoluzione del rapporto. Credo che sia una soluzione ideale che aiuta anche gli investitori stranieri a investire nel nostro mercato con una maggiore certezza delle regole".


Ma cosa prevede il nuovo contratto? -

Il Decreto legislativo 4 marzo 2015, n° 23, recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti (qui il testo integrale) introduce diverse novità, in particolare:

IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI E LA NUOVA DISCIPLINA SUL REINTEGRO -

Per i nuovi assunti il reintegro nel posto di lavoro resta solo in caso di

licenziamento nullo o discriminatorio

e nei casi di

licenziamento disciplinare

nel quale il giudice riconosca che il fatto materiale contestato "non sussista".

Negli altri casi ingiustificati e nei licenziamenti economici la tutela è rappresentata da un indennizzo economico "certo e crescente" con l'anzianità di servizio (due mensilità ogni anno di servizio con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità). Per le piccole imprese restano le regole attuali (l'indennizzo cresce di una mensilità per anno di servizio con un minimo di 2 e un massimo di 6 mensilità).

L'INDENNIZZO MONETARIO ANCHE PER LICENZIAMENTI COLLETTIVI -

Il regime dell'indennizzo monetario vale anche per i licenziamenti collettivi in caso di violazione delle procedure e dei criteri di scelta sui lavoratori da licenziare (da 4 a 24 mensilita').

“Credo che ci sia molta ideologia dietro il dibattito sull'art. 18 - commenta

Stefano

Scabbio

di Manpower. - Dobbiamo prendere atto che il lavoro è profondamente cambiato negli ultimi dieci anni. Si è passati dall'intendere il lavoro come una protezione di posto, al lavoro come una obbligazione di risultato, più orientata ai risultati. Oggi non è più importante che io sia presente in ufficio, purché ragginga determinati risultati. Nell'ambito della propria carriera passiamo quindi attraverso più lavori e siamo costretti ad adeguare le nostre conoscenze. Rimanere ancorati a una logica del posto fisso è anacronistico, in un mercato della conoscenza la differenza la fa la performance. Questo non vuol dire che non dobbiamo avere delle tutele di tipo economico. Bisogna quindi coniungare la flessibilità con le tutele".



L'INDENNIZZO MONETARIO ANCHE PER LICENZIAMENTI COLLETTIVI.

Il regime dell'indennizzo monetario vale anche per i licenziamenti collettivi in caso di violazione delle procedure e dei criteri di scelta sui lavoratori da licenziare (da 4 a 24 mensilità).

La nuova normativa ipotizza anche un ruolo sempre più importante per le agenzie per il l'impiego. Come spiega

Scabbio

, “per la prima volta il nostro paese si rende conto dell'importanza di avere degli operatori professionali all'interno del mercato del lavoro. Fino a oggi, il 60% dei posti di lavoro è stato trovato attraverso segnalazioni, il che implica che non abbiamo avuto un mercato del lavoro professionale che non sa valutare bene le competenze".


Il decreto legislativo 4 marzo 2015, n° 22, recante Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati invece introduce altre importanti innovazioni (

qui il testo integrale

), in particolare:

CAMBIA L'ASPI, ARRIVA LA NASPI, NUOVA ASSICURAZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE.

L'acronimo sta, infatti, per Nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego. Varrà dal primo maggio. Chi perde il lavoro e ha almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni avrà diritto a un sussidio pari alla metà delle settimane per le quali si sono versati contributi. La durata massima sale a 24 mesi (dal massimo di 18 mesi dell'Aspi introdotta insieme alla mini-Aspi dalla riforma Fornero del 2012) nel 2015 e nel 2016; 18 mesi poi nel 2017. Il sussidio è commisurato alla retribuzione ma non può superare i 1.300 euro mensili. Dopo i primi 4 mesi diminuisce del 3% al mese. L'erogazione della Naspi è condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale.

PRESTO ANCHE LA DIS-COLL, PER I COLLABORATORI.

In attesa del riordino delle forme contrattuali, si introduce in via sperimentale per il 2015 un trattamento di disoccupazione per i collaboratori (Dis-Coll). E' per i collaboratori coordinati e continuativi e anche a progetto (iscritti alla gestione separata dell'Inps) che perdono il lavoro: presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell'anno precedente la disoccupazione. La durata dell'indennità non può superare i 6 mesi e anche in questo caso è condizionata alla partecipazione a iniziative di politiche attive.

ARRIVA L'ASDI, UN AIUTO PER GLI ESODANDI.

Si introduce, sempre dal primo maggio, in via sperimentale per quest'anno l'Asdi, l'assegno di disoccupazione mensile che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trova in una condizione "economica di bisogno". Si tratta di un aiuto che sarà prioritariamente riservato ai lavoratori in età vicina al pensionamento (ma che non hanno maturato ancora i requisiti necessari). Una precedenza valida anche per i chi ha minori a carico. La durata dell'assegno, che sarà pari al 75% della Naspi, è di 6 mesi e verrà erogato fino ad esaurimento dei 300 milioni del fondo specificamente costituito.




Stabilizzazione

dei contratti e

sostegno

a chi perde il lavoro sono, insomma i due assi portanti del Jobs Act che però, è ancora lontano da essere uno strumento perfetto.

Stefano Scabbio

avanza la sua proposta di miglioramento della riforma: “Se potessi riscrivere il testo mi dedicherei alla parte sui servizi al lavoro. Il tema rappresenterà il vero motore che farà girare il Jobs Act: il tema - trovando una

formula mista tra pubblico e privato

con una governance nazionale fatta da parti sociali, agenzie per il lavoro e parti datoriali - sarà una forma moderna per connotare il mercato. Abbiamo dei centri per l'impiego che oggi sono inefficienti da una parte, dall'altra delle agenzie per il lavoro che invece sono capillari ed efficienti. Il tema di come coniugare queste due realtà è importante: focalizzerei i centri per l'impiego su attività di tipo amministrativo e le agenzie per il lavoro sullo sviluppo professionale, l'accompagnamento e l'ingresso nel mondo del lavoro".