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Istat: quasi sette under 35 su dieci vivono ancora a casa dei genitori

Secondo il Rapporto annuale relativo al 2016, sono 3,6 milioni le famiglie senza redditi da lavoro. Risale lʼindice di disagio economico, più colpiti i genitori soli. Italia maglia nera nellʼUe per i Neet

Quasi sette giovani under 35 su dieci vivono ancora con la famiglia di origine.

Lo rileva l'Istat nel Rapporto annuale. L'Istituto spiega che nel 2016 i 15-34enni che stanno a casa dei genitori sono precisamente il 68,1% dei coetanei, corrispondenti a 8,6 milioni di individui. Secondo l'istituto di statistica, sono tre milioni e 590mila le famiglie senza redditi da lavoro, cioè dove non ci sono occupati o pensionati da lavoro.

L'assenza di redditi da lavoro interessa il 13,9% delle famiglie italiane, con la percentuale più alta che si registra nel Mezzogiorno (22,2%). Si tratta di tutti nuclei "jobless" dove si va avanti grazie a rendite diverse, affitti o aiuti sociali. Nel 2008 queste famiglie ammontavano a 3 milioni e 172mila, il 13,2% del totale.

Più disuguaglianze, classi sociali "esplodono" - "La diseguaglianza sociale non è più solo la distanza tra le diverse classi, ma la composizione stessa delle classi". E' questa l'analisi contenuta nel Rapporto dell'Istat, secondo cui "la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all'interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all'interno di esse".

"Ripresa non per tutti, ritmo insufficiente" - "La ripresa, a causa dell'intensità insufficiente della crescita economica, stenta ad avere gli stessi effetti positivi diffusi all'intera popolazione". Lo ha detto il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, commentando in Parlamento i dati del Rapporto annuale. "L'Italia ha consolidato il processo di ripresa iniziato nel 2015. Nella fase attuale, il processo di crescita stenta tuttavia ad affermarsi pienamente", ha aggiunto.

Risale l'indice di disagio economico, colpiti genitori soli - "Risale l'indicatore di grave deprivazione materiale": dopo essere sceso all'11,5% nel 2015, si riporta all'11,9%. La misura del disagio economico si conferma elevata per le famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di lavoro (il 35,8% è in grave deprivazione), o con un'occupazione part time (16,9%). Inoltre l'Istat definisce "particolarmente critica la condizione dei genitori soli, soprattutto se hanno figli minori".

Italia ancora maglia nera in Ue per i Neet - Nel Rapporto annuale si legge inoltre che in Italia i Neet, acronimo inglese che sta per giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, sono scesi a 2,2 milioni nel 2016, con un'incidenza che passa al 24,3% dal 25,7% dell'anno precedente. Nonostante il calo, si tratta ancora della quota "più elevata tra i paesi dell'Unione europea", dove la media si ferma al 14,2%.

Un Paese di impiegati e pensionati - L'Istat traccia una nuova mappa socio-economica dell'Italia, dividendo il Paese in nove gruppi in base al reddito, al titolo di studio, alla cittadinanza e non guardando così più solo alla professione. I due sottoinsiemi più numerosi sono quelli delle "famiglie di impiegati", appartenete alla fascia benestante (4,6 milioni di nuclei per un totale di 12,2 milioni di persone) e delle "famiglie degli operai in pensione", fascia a reddito medio (5,8 milioni per un totale di oltre 10,5 milioni di persone).

Italia più vecchia, quota over 65 più alta in Ue - L'Italia è un Paese sempre più vecchio: al 1° gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e più ha raggiunto il 22%, collocando il nostro Paese al livello più alto nell'Unione Europea e "tra quelli a più elevato invecchiamento al mondo". Con questo dato l'Italia supera anche la Germania, che per anni si è collocata ai vertici della classifica europea per quota di over 65 sulla popolazione complessiva. Sono in 13,5 milioni gli italiani che hanno più di 65 anni, mentre gli ultraottantenni ammontano a 4,1 milioni.

6,4 milioni di persone vorrebbero un lavoro - Nel 2016 "se si sommano i disoccupati e le forze di lavoro potenziali, le persone che vorrebbero lavorare ammontano a poco meno di 6,4 milioni", rileva ancora l'Istituto di statistica. Si tratta quindi di tutti coloro che aspirano a un impiego pur non cercando attivamente un'occupazione. Nel 2015 il dato era un po' più alto: oltrepassava i 6,5 milioni.

Spesa famiglie ricche doppia rispetto a quelle povere - La spesa per consumi delle famiglie ricche, della cosiddetta "classe dirigente", è più che doppia rispetto a quella dei nuclei all'ultimo gradino della piramide disegnata dall'Istat, ovvero "le famiglie a basso reddito con stranieri". Per le prime l'Istat rileva esborsi mensili pari a 3.810 euro, contro i 1.697 delle fascia più svantaggiata economicamente.

Casalinghe lavorano quasi 50 ore a settimana - Le casalinghe "con il loro lavoro producono beni e servizi per 49 ore a settimana". Guardando agli occupati, cioè a quanti svolgono sia il lavoro retribuito che familiare, le donne superano le 57 ore, mentre gli uomini le 51. Tra casa e lavoro è quindi evidente il carico in più per le donne.