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Crisi, Draghi: "Ripresa graduale nel 2013"
Pressione fiscale Ue al 40%, pesa l'Italia

"Lʼinflazione è attesa in calo sotto la soglia del 2%", ha detto il presidente della Bce, che ha mantenuto i tassi allo 0,75%. Sul fronte tasse, il nostro Paese è settimo nellʼEurozona con il 42,8%

Ap/Lapresse

La crescita in Europa continua a essere debole ma "nel 2013 è attesa una graduale ripresa". Parola di Mario Draghi, che prevede un miglioramento durante l'anno "con l'aumento della domanda internazionale, sulla scia della nostra politica monetaria accomodante". Il presidente della Bce aggiunge però che "i rischi per le prospettive economiche dell'eurozona continuano ad essere orientati al ribasso". Fermo il costo del denaro, che rimane allo 0,75%.

Sull'attività economica, prosegue il n° 1 della Bce, continuano a pesare le persistenti incertezze e le correzioni di bilancio in atto nei settori finanziari e non finanziari. Draghi si attende anche un calo dell'inflazione sotto la soglia del 2% nel corso del 2013.

Miglioramenti si vedono ma non in economia reale
Per Draghi ci sono "segnali che la frammentazione nell'Eurozona sta migliorando ma questo non si vede nell'economia reale". La supervisione unica europea delle banche affidata alla Bce "è una mossa cruciale" per rafforzare il sistema e procedere verso l'integrazione", ribadisce il presidente dell'organismo europeo.

"Non posso fare previsioni su uscita da crisi"
Draghi non si sbilancia in pronostici sulla fine della crisi. A chi gli chiede se è d'accordo con Angela Merkel che parla di 5 anni, risponde: "Non posso fare previsioni nel lungo termine".

La Bce lascia i tassi invariati
Malgrado la recessione e i livelli di disoccupazioni mai raggiunti prima, la Banca con sede a Francoforte nella seduta odierna ha deciso di lasciare i tassi invariati allo 0,75% anche se, aggiunge Draghi, si è discusso di un taglio dei tassi", ma alla fine "c'è stato un consenso unanime su tenerli fermi".

"Rafforzare le banche"
Per Draghi, poi, "è fondamentale rafforzare la solidità delle banche per avere un'appropriata trasmissione della politica monetaria nell'Eurozona". A questo proposito, fa notare, i primi due maxi-rifinanziamenti alle banche hanno avuto "un ruolo fondamentale nell'evitare" scenari avversi.

"Nel 2013 migliorano condizioni credito"
Il presidente della Bce constata che le banche non prestano denaro perché c'è ancora "un'avversione al rischio". Ma garantisce che le condizioni del credito nel 2013 "miglioreranno". Oltretutto, rileva Draghi, negli ultimi mesi i depositi delle banche dei Paesi "periferici" sono cresciuti mentre in generale il sistema creditizio ha visto progressi sul fronte del funding e del capitale.

"Continuare risanamento e riforme"
Per Draghi resta poi "essenziale continuare con il risanamento dei conti ed attivarlo in modo efficace", così come "le riforme strutturali sono fondamentali per correggere gli squilibri nell'Eurozona tra i Paesi". Il presidente della Bce constata anche che "a livello istituzionale la situazione è migliorata dopo la crisi finanziaria. Gli organi di vigilanza nazionali sono diventati molto più attenti" rispetto a prima.

Sale al 40% peso tasse in Ue, Italia sopra la media
Cresce la pressione fiscale in Europa: nel 2011 si è attestata a quota 40% nella Ue a 27 e al 40,8% nell'Eurozona, contro il 39,6% e il 40,3% del 2010. L'Italia con il 42,8% (stabile rispetto all'anno precedente) è sopra la media europea e al settimo posto tra i Paesi europei (quinta in area euro).E' quanto risulta dai dati Eurostat. L'aumento delle entrate registrato in Europa nel 2011 è maggiore dell'aumento del Pil.

A guidare la classifica della pressione fiscale (il rapporto tra entrate fiscali, inclusi i contributi sociali, e il prodotto interno lordo) sono Danimarca (48,6%), Belgio (46,7%) e Francia (45,9%). Seguono nella parte alta della classifica, con tassi superiori alla media europea, Svezia, Austria, Finlandia e Italia, che scende di un posto superata, rispetto all'anno precedente, proprio dalla Finlandia. Nella parte bassa della classifica ci sono invece Lituania (26,4%), Bulgaria (27,2%) e Lettonia (27,7%).