Prezzi, nei primi dieci anni di vita dell'euro
inflazione al 25%, ma non per cibo e vestiti
Cgia: i rincari hanno riguardato soprattutto affitti e ristrutturazioni, bollette e benzina. E sono stati più alti nelle regioni del sud. In Calabria sono saliti del 31,6%
A dieci anni dall'arrivo dell'euro, i prezzi sono aumentati soprattutto al sud e l'impennata dei listini, più che alimentari, abbigliamento, ristorazione, ha riguardato bevande alcoliche e tabacchi, ristrutturazioni e manutenzioni edilizie, affitti e bollette domestiche, combustibili e trasporti. I dati sono della Cgia di Mestre, secondo la quale dal 2002 a quest'anno l'inflazione è cresciuta in media del 24,9%.
L'Associazione artigiani e piccole imprese stima che sia la Calabria la regione che ha registrato i rincari più elevati, arrivando al 31,6%. Seguono la Campania, con il 28,9%, la Sicilia
con il 27,6%, la Basilicata, con il 26,9%. Quelle dove gli aumenti sono stati meno forti sono invece la Lombardia,
con un'inflazione locale del 23%, la Toscana, con il 22,4%,
il Veneto con il 22,3% e il Molise,
dove i prezzi sono aumentati soltanto del 21,7%.
Cgia: "Ma l'inflazione non è il caro vita"
"E' opportuno sottolineare che il
maggior aumento dei prezzi registrato nel sud non deve essere
confuso con il caro vita. Vivere al Nord - spiega Giuseppe
Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - è molto più
gravoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare,
come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in
questi ultimi dieci anni. La maggior crescita dell'inflazione
avvenuta nel Sud si spiega con il fatto che la base di partenza
dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella
registrata nel resto d'Italia".
Sui prezzi pesano i deficit infrastrutturali
In linea generale, sottolineano alla Cgia, uno dei nodi da
superare è lo spaventoso deficit logistico/infrastrutturale che
grava sulla competitività dell'intero sistema delle nostre
imprese e conseguentemente sui costi dei servizi e dei prodotti
offerti ai consumatori finali.
Quanto alle principali tipologie di prodotto,
l'euro ha fatto esplodere i prezzi delle bevande alcoliche e dei
tabacchi (+63,7%), quello delle manutenzioni/ristrutturazioni
edilizie, gli affitti, i combustibili e le bollette di luce,
acqua e gas e asporto rifiuti (+45,8%), come anche dei trasporti
(treni, bus, metro +40,9%).
In linea, se non
addirittura al di sotto del dato medio nazionale, gli incrementi
dei servizi alberghieri e della ristorazione (+27,4%), dei
prodotti alimentari (+24,1%), del mobilio e degli articoli per
la casa (+21,5%), dell'abbigliamento/calzature (+19,2%).
"A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora -
conclude Bortolussi - con l'avvento dell'euro non sono stati i
commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di
abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le
aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze
domestiche e infine lo Stato con gli aumenti apportati agli
alcolici e alle sigarette. Ricordo che sul totale della spesa
media familiare, che nel 2011 è stata pari a quasi 30milq
euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno
inciso per quasi il 50% del totale, mentre la spesa alimentare
solo per il 19%".