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Istat: 26mila giovani in fuga dall'Italia Meno immigrati, via gli stranieri

Un mercato del lavoro in cui entrare è sempre più difficile ha dato una forte spinta al fenomeno emigrazione. Oggi ci sono 3 milioni di famiglie in cui nessuno ha un reddito da occupazione

lavoro disoccupati
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La crisi ha frenato gli immigrati, ha aumentato il numero di stranieri che se ne sono andati dall'Italia (+17,9%) e ha portato a un boom di italiani che hanno cercato fortuna all'estero. Nel 2012, fa sapere l'Istat, gli emigrati erano 68mila, il 36% in più del 2011, "il numero più alto in 10 anni". Nel 2012 hanno lasciato il Paese oltre 26mila giovani tra i 15 e i 34 anni, 10mila in più rispetto al 2008. In tutto 94mila giovani negli ultimi 5 anni.

Diminuisce inoltre il numero degli immigrati: nel 2012 gli ingressi sono stati 321mila, cioè il 27,7% in meno rispetto al 2007. E i giovani scappano per le forti difficoltà di entrare nel mercato del lavoro.

Tre milioni di famiglie senza occupati in casa - La fotografia che esce dal rapporto Istat 2014 è drammatica. Nel 2013 sono tre milioni le famiglie in cui è presenta almeno una persona tra i 15 e i 64 anni, e in cui nessuno ha un'occupazione o una pensione da lavoro. A questa fascia si aggiunge un'altra area di forte disagio costituita da famiglie composte da più persone, ma che si mantengono soltanto con una pensione da lavoro. Le due tipologie costituiscono un gruppo di 3 milioni di famiglie nelle quali nessuno lavora e che, rileva l'Istat, potrebbero essere in gravi difficoltà finanziarie.

Sempre più mamme e papà disoccupati - Particolarmente gravi, dicono all'Istituto di statistica, "l'incremento dei genitori disoccupati. Tra il 2008 e il 2013 si registra infatti un rialzo di 530mila tra padri (+303mila) e madri (+227mila) che non hanno un impiego. Guardando alle mamme, quelle che vogliono lavorare, considerando pure le forze lavoro potenziali, si arriva a 1 milione e 767mila.

Disagio - Il forte disagio economico nel 2013 si attenua: la quota di persone appartenenti a famiglie in condizioni di grave deprivazione scende al 12,5%, pari a 7,6 milioni di individui, dal 14,5% del 2012, corrispondente a 8,7 milioni.

Redditi e disuguaglianze - "L'Italia - sottolinea l'Istat - è tra i Paesi europei con la maggiore disuguaglianza nella distribuzione dei redditi primari, guadagnati dalle famiglie sul mercato impiegando il lavoro e investendo i risparmi". Inoltre, aggiungono all'Istituto di statistica, "nonostante l'intervento pubblico operi una redistribuzione dei redditi di mercato di apprezzabile entità, non inferiore a quella dei Paesi scandinavi, in Italia il livello di disuguaglianza rimane significativo anche dopo l'intervento pubblico".

Precari a lunghissimo termine - Anche se nel 2013 poco più della metà degli atipici, ovvero di chi non ha il cosiddetto posto fisso, va avanti con un contratto che dura meno di un anno, per molti la condizione di precarietà si prolunga: 527mila atipici svolgono lo stesso lavoro da almeno cinque anni (erano il 18,3% nel 2008, il 20,2% nel 2013), con incidenze più elevate tra i collaboratori e tra chi lavora nei servizi generali della Pubblica amministrazione e nell'istruzione.

Il lavoro che non si trova - Tra disoccupati e persone che vorrebbero trovare un impiego, in Italia si contano 6,3 milioni che non hanno un posto di lavoro. Nel 2013 ai 3 milioni e 113mila disoccupati si aggiungono 3 milioni e 205mila forze lavoro potenziali, ovvero gli inattivi più vicini al mercato del lavoro. Si arriva così a oltre 6 milioni di persone che l'Istat nel Rapporto annuale definisce "potenzialmente impiegabili". L'Istat fa anche sapere che aumentano gli scoraggiati (1 milione e 427mila). Guardando ai giovani, nel 2013 tra i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano, i cosiddetti Neet, sono 2 milioni e 435mila, in aumento di 576mila rispetto al 2008. Alzando l'asticella agli under35, l'Istat fa notare come nei 5 anni di crisi gli occupati in questa fascia d'età siano scesi di 1 milione 803mila.

E se "crescono gli occupati di 50 anni e più", soprattutto per effetto dell'inasprimento dei requisiti di pensionabilità, tuttavia "crescono anche coloro che vorrebbero lavorare e non trovano lavoro". Se infatti, spiega l'Istat, "si considera l'insieme di disoccupati e forze lavoro potenziali", sono oltre un milione le persone di 50 anni e oltre che non trovano un lavoro.

I figli ritornano a casa - Cresce il fenomeno del ricompattamento delle famiglie, con oltre 1,5 milioni di persone che vivono in famiglie con più nuclei. Una tendenza legata al "rientro dei figli nei nuclei genitoriali - si legge nel Rapporto annuale - dopo separazioni, divorzi, emancipazioni non riuscite o attraverso la coabitazione con parenti". Le famiglie composte di due o più nuclei sono in Italia 370mila.

In due milioni di famiglie lavora solo la donna - Tra il 2008 e il 2013 le famiglie in cui l'unico occupato è donna sono aumentate di 591mila unità (+34,5%), superando quota 2,3 milioni. E così le famiglie sostenute dal solo reddito femminile, con la donna "breadwinner", sono il 12,2% dei nuclei in cui in casa c'è almeno un individuo di 15-64 anni.