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"Come non detto" contro gli stereotipi sui gay

Esce nelle sale il 7 settembre lʼottima opera prima di Silvestrini tra amore e riflessioni

Ufficio stampa

Si può raccontare con un film in Italia la storia di un ragazzo gay che dopo un lungo percorso faticoso accetta se stesso e il suo amore, rivelando tutto alla propria famiglia senza macchiette di maniera e luoghi comuni imbarazzanti? La risposta è sì. "Come non detto", nelle sale dal 7 settembre, è l'opera prima di Ivan Silvestrini e centra il bersaglio: dialoghi asciutti, divertenti ma anche che portano alla riflessione.

La storia ruota attorno a Mattia (Josafat Vagni alla sua prima prova d'attore protagonista) che sta per trasferirsi a Madrid dal fidanzato Eduard (il giovane e convincente Josè Dammert), così da non dover rivelare alla famiglia di essere gay. Fin qui tutto va bene. Ma Eduard decide di fare una sorpresa al fidanzato e raggiungerlo a Roma per conoscere i familiari. Da qui una serie di equivoci e un piano diabolico attuato da Mattia con Stefania (Valeria Bilello) e Giacomo (Francesco Montanari) per tenere lontano Eduard da casa sua.

Il nucleo fondamentale del film è il messaggio che il regista vuol trasmettere agli spettatori. In un Paese come il nostro, radicato nella cultura cattolica, è difficile esprimere i propri sentimenti quando si ama una persona dello stesso sesso, sia esso donna o uomo. Ancora più difficile condividere se stessi con la famiglia e le persone che ci vogliono più bene. In una scena Mattia trova finalmente il coraggio di dire tutto alla famiglia e specifica che non si vergogna di essere gay ma di non aver avuto il coraggio di dire a loro tutto sin dall'inizio. "Poi ai miei ho dovuto spiegare che non tutti i gay vogliono cambiare sesso, non tutti i gay accoppiano bene i colori e che non tutti i gay ascoltano Lady Gaga", dirà dopo. Perché comunque non c'è alcun motivo per vergognarsi di essere se stessi.

Un film ben girato, scritto e diretto con una prova di attori ottima per l'evidente affiatamento del cast. Su tutti una stralunata e credibile Valeria Bilello e un irriconoscibile Francesco Montanari, il terribile "Libanese" di "Romanzo Criminale". Monica Guerritore nei panni della madre di Mattia, prima succube dell'ex marito poi rinata e combattiva, è semplicemente meravigliosa. Josafat Vagni, vaga somiglianza con Justin Timberlake, è una promessa concreta del cinema.