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Rai, Mulé a Tgcom24: "Su Foa metodo sbagliato, per ora voto Forza Italia è no"

"Prima di fare il suo nome era necessaria una verifica essendo la presidenza Rai una figura di garanzia", ha spiegato

Rai, Mulé a Tgcom24:
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Opposizioni contro la nomina di Marcello Foa indicato alla presidenza della Rai.

"Il metodo utilizzato dal governo ci ha sorpreso. Trattandosi di individuare e proporre una figura di garanzia era necessaria una verifica preliminare. Noi voteremo no", ha detto Giorgio Mulé, deputato di FI e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, a Tgcom24. "A Foa - ha aggiunto - chiediamo di dimostrare che è super partes, cioè un presidente di garanzia".

"Il governo - ha proseguito Mulé - ha inteso invece sottoporre alla Vigilanza un candidato che per le posizioni espresse e i giudizi anche su importanti figure istituzionali come il Presidente della Repubblica ha incontrato immediatamente il no di Pd e Leu. Nessuno pensa che esista una figura che raccolga il 100 per cento dei consensi, ma il momento dell`informazione che viviamo pretendeva la più ampia condivisione. Il nome di Foa non la avrà ed è una certezza e questo contraddice lo spirito della nomina".

"Quanto a noi - ha sottolineato - abbiamo tempo fino a mercoledì per verificare se è possibile ritrovare questa condivisione. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo. A Foa è stato fatto credere che la sua indicazione corrispondesse automaticamente alla nomina a presidente. Basta leggere le sue dichiarazioni e questo dimostra ancora di più come la maggioranza non abbia tenuto in nessun conto il ruolo dell'opposizione. Metodo sbagliato, fortemente sbagliato".

"Foa - ha aggiunto - cita tra le sue qualità quelle di saper riconoscere quando si commettono errori: vediamo se inizierà questo percorso, se intenderà chiarire alcune prese di posizione sul Capo dello stato, sui diritti civili, sui vaccini. Non gli si chiede un'abiura, gli si chiede di dimostrare che è super partes, cioè un presidente di garanzia".

La commissione di Vigilanza - La carica del presidente diventa effettiva dopo l'approvazione della commissione di Vigilanza Rai. Mercoledì 1 agosto, la nomina di Foa sarà dunque sottoposta all'organismo parlamentare. Per la ratifica è necessaria la maggioranza dei due terzi dei 40 senatori e deputati che la compongono.

Parla Foa - Intervistato da Il Corriere del Ticino, del cui gruppo è attuale a.d., Foa ha spiegato: "Ora volto pagina, con l'intento di rinnovare la Rai e di riportarla al suo vecchio splendore, non solo giornalistico ma di contenuti in generale". Mentre il Pd e Leu hanno auspicato che FI, che ha ottenuto la presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai come forza di opposizione, "non decida di votare con la maggioranza un candidato impresentabile".

Gelmini: "Al momento da Forza Italia no a Foa" - E anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, ha ribadito: "La maggioranza, prima di proporre un suo nome per la presidenza della Rai, avrebbe dovuto avviare un'istruttoria tra i gruppi parlamentari presenti in Commissione di Vigilanza Rai e solo dopo esprimere un candidato di sintesi, in grado di avere il voto dei 2/3 dei componenti, necessari per concludere l'iter. Proponendo Foa al buio, il governo ha utilizzato un metodo sbagliato. Forza Italia farà un'attenta riflessione, ma al momento il nostro voto è no".

Il Pd si appella a Fi: "Non votiamo Foa" - All'interno della vigilanza Rai, che mercoledì dovrà confermare o meno le decisioni del governo sulle nomine, si sta formando un inedito asse tra Pd e Forza Italia. I Dem tentano di convincere Forza Italia a mantenere il punto di votare contro. E al momento tale sarebbe l'orientamento del partito di Silvio Berlusconi. "Non siamo stati parte della decisione, siamo stati informati soltanto a cose fatte", ha spiegato il presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ai giornalisti. Ma quella di Fi sarebbe, in realtà, una linea attendista. Non ci sarebbe una netta chiusura ma piuttosto uno "stand by" anche per capire e valutare fino a che punto - si ragiona in ambienti parlamentari - si potrà alzare la posta con Matteo Salvini per ottenere contropartite in tema di nomine all'interno dell'azienda.