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Decreto dignità è legge: dopo la Camera via libera in Senato con 155 voti a favore

Votazione avvenuta nel caos. Casellati: "Aula non è un asilo". Dopo lʼapprovazione a Palazzo Madama stretta di mano tra Conte e Di Maio. Il ministro del Lavoro: "Eʼ il primo dl non scritto dalle lobby"

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Con l'ok del Senato, è arrivato il via libera definitivo al decreto legge dignità, voluto dal vicepremier Luigi Di Maio: 155 i sì, 125 i no e un astenuto.

Si completa così l'iter per la conversione in legge del testo. L'ultima votazione è avvenuta in un clima di caos, tra cartelli, urla e cori di parlamentari che scandivano la parola "dignità". La presidente Elisabetta Casellati ha richiamato i senatori dicendo: "Questo non è un asilo".

Stretta di mano Conte-Di Maio - Un grande applauso della maggioranza, una vigorosa stretta di mano tra il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio, tra le proteste dell'opposizione del Pd. Così l'emiciclo di Palazzo Madama, al termine del voto sul decreto dignità.

Di Maio: "Primo decreto non scritto dalle lobby, vincono i cittadini" - Il decreto dignità è il "primo decreto non scritto da potentati economici e lobby. Finalmente i cittadini segnano un punto: cittadini 1, sistema 0". Lo ha affermato Luigi Di Maio commentando l'approvazione definitiva in Senato.

M5s: "Ora stop a precariato" -  "Con l'approvazione definitiva del decreto arriva una prima, forte spallata a quella piaga sociale che risponde al nome di precariato. Una rivoluzione culturale con la quale, da oggi, questo governo inizia a rimettere al centro i lavoratori e i loro diritti, cancellati dalle scellerate leggi perpetrate dagli ultimi governi che hanno avuto come unico effetto quello di rendere ancora più incerta la vita dei cittadini". Lo hanno dichiarato i senatori del Movimento 5 Stelle. "Con questo provvedimento mandiamo in soffitta l'idea che un popolo di precari possa fare bene alle imprese e al sistema produttivo, tuteliamo le aziende oneste, sia semplificando la loro vita sostituendo adempimenti obsoleti sia contrastando i 'prenditori' di sussidi che prendono i soldi e delocalizzano".

Le proteste del Partito democratico - E' stata una seduta segnata dalla tensione, con frequenti batti e ribatti tra esponenti pentastellati e dem. Alla fine, la stragrande maggioranza dei senatori del Pd, ma non Matteo Renzi, hanno esposto dei cartelli polemici con su scritto "80mila, bye bye lavoratori", subito però, su invito della presidente Casellati, rimossi dai commessi presenti in Aula.