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Ablyazov, Pd voterà contro la sfiducia ad Alfano

La proposta passa con 80 "sì", i renziani si chiamano fuori. Epifani: "Uniti in appoggio al governo"

Ansa

Il gruppo Pd del Senato ha approvato la proposta di votare no venerdì a Palazzo Madama alle mozioni di sfiducia di Sel e M5S al ministro Alfano in relazione al caso Ablyazov. I voti a favore sono stati 80, sette gli astenuti e nessun contrario. Prima della votazione, i renziani avevano annunciato che si sarebbero astenuti. Sempre i senatori vicini al sindaco di Firenze avevano infatti auspicato che il Pd presentasse una sua mozione di sfiducia.

Solo tre renziani si astengono - A conti fatti sono però solo tre i renziani che hanno scelto di astenersi nel voto. La pattuglia del sindaco al Senato è dunque andata a ranghi sparsi, anche se in casa renziana viene spiegato che c'è stata una precisa scelta di fare un voto 'sparigliato'. I renziani astenutisi risulterebbero essere Andrea Marcucci, Isabella De Monte e Vincenzo Cuomo. Gli altri astenuti sono Felice Casson, Laura Puppato, Walter Tocci e Lucrezia Ricchiuti.

Epifani: "Votazione pressoché unanime" - "Nel gruppo del Pd c'è stata una discussione seria" e al termine "il gruppo praticamente all'unanimità ha condiviso l'idea che il governo deve andare avanti". Lo ha detto il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, dopo il voto nel gruppo sulle mozioni di sfiducia. Epifani ha tuttavia definito il caso Shalabayeva "una vicenda sulla quale sono rimaste molte ombre e problemi legati alla riorganizazzione della sicurezza".

La posizione dei renziani - Erano stati ancora una volta i renziani a scatenare l'ennesima rottura nel Pd. Ieri i senatori vicini al sindaco di Firenze avevano giudicato "indifendibile" la posizione del ministro Alfano e ne avevano chiesto le dimissioni. Questa mattina, l'ulteriore mossa contro la dirigenza del partito, con la richiesta che fosse il Pd a presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Alfano. I parlamentari legati al sindaco di Firenze avevano anche chiesto un atto di censura contro il ministro.