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Il Guardasigilli Paola Severino: "Carceri sovraffollate, misure preventive da rivedere"

Il ministro alla cerimonia dellʼanno giudiziario: "Troppi 28mila detenuti in attesa di giudizio". Intervenuti anche il vicepresidente del Csm e il presidente della Cassazione

Ap/Lapresse

Nelle carceri italiane i detenuti in attesa di giudizio (oltre 28 mila, il 42% del totale) "sono troppi".

La denuncia arriva dal ministro della Giustizia, Paola Severino, che parlando all'inaugurazione dell'anno giudiziario ha sottolineato come questi numeri "inducono a riflettere" e impongono di valutare "con particolare equilibrio e attenzione" il ricorso alla custodia cautelare in carcere.

Il sovraffollamento delle carceri, ha ribadito il ministro, è "la maggiore preoccupazione" del governo, come pure le condizioni degli ospedali psichiatrici giudiziari; luoghi dove "appare sempre più difficile coniugare le prioritarie esigenze di rispetto della dignità umana con quelle, pur rilevanti, di sicurezza sociale".

Occorre trovare, ha insistito la Severino, "un corretto equilibrio tra carattere umanitario del trattamento del condannato e tutela del diritto dei cittadini alla sicurezza". E in questa direzione vanno le iniziative del governo in materia di depenalizzazione, di introduzione della messa alla prova e di pene detentive non carcerarie. Misure che il Guardasigilli auspica siano "ampiamente condivise" e in grado di alleggerire le carceri dalla presenza di soggetti "dalle modeste e facilmente controllabili potenzialità criminogene".

"Inefficienza giustizia ha un costo sul Pil"
L'inefficienza del servizio giustizia ha "un enorme costo sociale", pari all'1% del Pil. Lo ha sottolineato il Guardasigilli. E' "enorme" la mole dei procedimenti arretrati, nonostante i magistrati italiani abbiano "una capacità di smaltimento tra le più elevate di Europa"; "tutto questo si somma alle gravi distorsioni - ha spiegato - create dalle numerose forme di illecita sottrazione di denaro al circuito della legalità" e ciò "pregiudica le nostre imprese e il sistema economico, segnando un divario di competitività rispetto ai nostri concorrenti, che frena le possibilità di sviluppo e gli investimenti stranieri". Per risolvere il problema della lentezza della giustizia, soprattutto nel settore civile, il governo con il decreto legge sulle liberalizzazioni ha istituito il tribunale delle imprese, al quale verrà affidata la trattazione di controversie per cui è necessaria una specializzazione del giudice.

"Gli avvocati diano un contributo decisivo"
"Un contributo decisivo" è quello che si aspetta il ministro della Giustizia Paola Severino dagli avvocati, che pure stanno protestando contro le liberalizzazioni e i provvedimenti urgenti del governo in materia di giustizia. "L'avvocatura italiana possiede risorse adeguate per raccogliere la sfida verso la modernità, verso un confronto aperto, verso il miglioramento della qualità professionale dei giovani- ha detto la Severino - rimanendo garante del diritto di difesa, strumento cardine di ogni Stato democratico".

Lupo (Cassazione): "Troppe cause pendenti e troppi avvocati"

"I magistrati italiani, pur lavorando schiacciati dalla montagna di quasi 9 milioni di cause pendenti, continuano a detenere primati di produttività in Europa".Lo ha affermato il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo - nel suo intervento all'apertura dell'anno giudiziario - ricordando l'enorme cifra di cause arretrate che giacciono nei tribunali, sottolineando anche che '"vi è poi un'altra anomalia italiana, quella della quantità di avvocati: quasi 240mila, di cui oltre 50mila abilitati all'esercizio dinanzi alla giurisdizioni superiori". "Questi numeri continuano a crescere ogni anno. Essi, se non costituiscono un diretto fattore di incentivazione del contenzioso, certamente non contribuiscono a deflazionarlo, giacchè risulta del tutto insufficiente l'attività di filtro da parte della classe forense", ha dichiarato.

"Tagli compromettono salto di qualità, grave scopertura organico pm"
"Occorre evidenziare la miopia dei tagli lineari che sono stati indiscriminatamente operati e che compromettono la possibilità per l'amministrazione giudiziaria di realizzare quel salto di qualità che rappresenterebbe un efficace contributo alla ripresa della crescita economica e civile del Paese". E' quanto sottolinea il presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, nella sua relazione di apertura dell'anno giudiziario.

Lupo definisce "particolarmente grave" la scopertura degli organici dei magistrati, "specie se raffrontata all'esorbitante numero di avvocati": su un organico nazionale di 10.109 posti, "le unità mancanti sono 1.375 di cui 1.146 negli uffici giudiziari". "Ancora più allarmante", prosegue Lupo, è la situazione del personale amministrativo e tecnico: il blocco del turn over, in atto da oltre un decennio, "ha portato l'organico dalle 46.220 unità della fine degli anni '90 alle attuali 39.198, con una scopertura al 12% che pesa soprattutto sugli uffici giudiziari" e anche il settore informatico e dell'assistenza sistemistica appare "pesantemente penalizzato dai tagli decisi dai precedenti governi e dalla correlata impossibilità di programmazione".

Vietti (Csm): "Tremila edifici per duemila uffici giudiziari comportano un costo insostenibile"
"Duemila uffici giudiziari ospitati in 3mila edifici rappresentano un costo insostenibile". Lo ha sostenuto il vicepresidente del Csm Michele Vietti, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Secondo Vietti la crisi economica impone "sacrifici" anche agli operatori della giustizia; sacrifici "non fine a se stessi ma volti a liberarci delle zavorre che ritardano quella risposta di giustizia tempestiva ed efficace a cui i cittadini hanno diritto".