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Internet, arriva la norma "bavaglio"
Ma è rivolta contro la "censura"

Il leghista Gianni Fava propone lʼobbligo ai fornitori di servizi Internet di rimuovere dalla Rete contenuti ritenuti illeciti. Ma Pd-Idv e Fli insorgono

Ap/Lapresse

Un emendamento alla legge comunitaria in discussione in questi giorni alla Camera, a firma del leghista Gianni Fava, che impone ai fornitori di servizi Internet di rimuovere dalla rete contenuti ritenuti illeciti, ha sollevato le ire dei difensori della libertà della Rete.

La norma determinerebbe una forma inaccettabile di "censura" del Web, sostengono Sandro Gozi e Silvia Velo, che hanno presentato un contro-emendamento per sopprimerla.

Quella norma, spiegano Sandro Gozi e Silvia Velo, "potrebbe avere gravi conseguenze in termini di libertà di espressione e di sviluppo del mercato digitale italiano". "Il prestatore del servizio, agendo in qualità di mero intermediario - illustrano i parlamentari del Pd - non ha la capacità né il compito di accertarsi se i contenuti segnalati siano effettivamente illeciti".

Altri emendamenti soppressivi giungono da Idv e Fli. Per l'Italia dei Valori Antonio Di Pietro intima un "giù le mani dalla Rete". Vincenzo Vita (Pd) e Beppe Giulietti (Idv) parlano di "bavaglio" da "allarme rosso". Per i due parlamentari in base a questa norma "si rende possibile a qualsiasi utente chiedere la chiusura di un hosting provider, senza nessun ruolo affidato all'Agcom o alla magistratura".

"Se qualcuno pensa che, per contrastare la pirateria e gli atti illeciti compiuti in Rete, si debba ridurre la libertà di espressione degli utenti, limitare l'attività dei principali operatori del web e introdurre un'insensata inversione dell'onere della prova sulla liceità dei contenuti pubblicati, non ha capito molto di Internet, né di pirateria. E sicuramente non sa cos'è la libertà", dichiara la finiana Flavia Perina.