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Divorzio breve, accordo trasversale: la Commissione giustizia dà il via libera

Le forze politiche si sono accordate sul disegno di legge che prevede una riduzione dei tempi della separazione a 12 mesi, in caso di contenzioso, o 6 se lʼaddio è consensuale

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La Commissione giustizia della Camera ha dato l'ok al disegno di legge sul cosiddetto "divorzio breve" grazie a un accordo trasversale tra le forze politiche. Il disegno prevede una riduzione dei tempi della separazione a 12 mesi, in caso di contenzioso, o a sei mesi, quando l'addio è consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Ora dovrà andare per il parere alle altre Commissioni in vista dell'approdo in aula il 26 maggio.

Dunque è stato raggiunto un ampio accordo tra le forze politiche. Ma questo non significa che il provvedimento piaccia a tutti. Hanno espresso più di una riserva, per motivi opposti, tanto i vescovi quanto le associazioni che da anni si battono contro i tempi lunghi per ottenere in Italia la fine giuridica del matrimonio.

Nonostante il passo avanti rispetto agli attuali tre anni di separazione legale necessari per arrivare al divorzio, le associazioni non sono contente. "La separazione va abrogata tout court o al massimo resa facoltativa - spiega Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani -, lo Stato non ha il diritto di interferire sulle coscienze della gente in modo paternalistico".

Di contro i vescovi oppongono il loro niet per motivi opposti: "Anticipare i tempi per disfare la famiglia" non solo e' un attacco a questa istituzione, ma una via che porta "a disgregare la stessa società che sulle famiglie si regge" commenta don Paolo Gentili, direttore dell'ufficio Cei per la Pastorale della Famiglia. "Speriamo in un passo indietro - afferma - anzi in un passo avanti. Abbiamo ancora la speranza che sulla famiglia si possa investire di piu'".

Esultano invece gli esponenti politici di tutti gli orientamenti. Soddisfatto il relatore del ddl, Luca D'Alessandro (Forza Italia), che parla di "mediazione tra varie parti politiche che non soggiace alla logica maggioranza-opposizione, ma alle coscienze". E proprio frutto di mediazione, il ddl non poteva contemplare il divorzio "diretto" che pure era previsto da un emendamento presentato da alcuni esponenti del gruppo misto e del Pd.