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Dieselgate, lo scandalo scuote ora la Germania

Ripercorriamo la vicenda dei software truccati su motori diesel

Dieselgate, lo scandalo scuote ora la Germania - foto 1
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Lʼonda lunga del dieselgate, che a dire il vero in Europa non ha causato gli effetti devastanti come sulle sponde Usa, ha colpito ieri il numero uno di Audi Rupert Stadler, che è stato arrestato dalla polizia tedesca su mandato della Procura di Monaco di Baviera per il rischio di occultamento di prove.

Già indagato per le presunte responsabilità sui software truccati dei motori diesel, Stadler era da più di 10 anni lʼamministratore delegato di Audi, di cui già prima era stato il direttore finanziario.

Ma ripercorriamo allora lo scandalo del dieselgate, il più grande per lʼindustria automobilistica mondiale degli anni Duemila. Uno scandalo fraudolento, per le colpe ammesse dai vertici Volkswagen di aver dotato le auto con motori TDI a 4 e 6 cilindri di una centralina che “riconosceva” la differenza tra la marcia su strada e quella sui rulli dei test UE per verificare le emissioni inquinanti. Il “defeat device”, come lʼhanno ben sintetizzato in Usa, è in pratica un software che, riconoscendo la marcia sui rulli, abbassava il regime di rotazione del motore e quindi gli scarichi risultavano inferiori a quelli reali che la vettura avrebbe fatto su strada. Un trucco! Per il quale il gruppo Volkswagen (Audi inclusa, ovviamente) ha pagato in due tranche 18,5 miliardi di dollari di multe negli Stati Uniti.

LʼEuropa è stata più lenta e tenera nei confronti del colosso tedesco, che maxi-sanzioni come quelle dei tribunali americani non le ha pagate, pur avendo messo le autorità tedesche sotto investigazione il gruppo Volkswagen fin dal 2015. Il collasso della vicenda cʼè stato nelle ultime settimane, con la procura di Stato di Braunschweig che ha ravvisato nel “giochino” del software truccato una truffa a danno degli automobilisti e delle norme in materia di rispetto ambientale: sanzione da un miliardo di euro, che Volkswagen ha accettato senza manco fare ricorso. E Stadler, con altri componenti del Cda, era finito sotto inchiesta con lʼaccusa di frode e pubblicità ingannevole.

Il numero uno di Audi condivide quindi il destino dellʼex A.D. Volkswagen Martin Winterkorn, defenestrato nel settembre 2015 dopo lo scandalo e accusato anche dallʼinterno di essere responsabile della vicenda. E i guai coinvolgono anche Diess, numero uno Volkswagen in Usa, mentre la Germania e 55 altri Paesi stanno indagando il colosso di Wolfsburg per accuse che comprendono anche la manipolazione del mercato azionario. Per farvi fronte, il gruppo ha accantonato 27 miliardi di euro per le eventuali sanzioni! Quanto basta per togliere il sorriso a un brand ‒ Audi ‒ che nei primi 5 mesi del 2018 ha aumentato le vendite globali del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2017, per un totale di 785.300 unità vendute.