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Vertice Ue-Turchia sulla crisi migratoria Trovata intesa sui principi generali

Ankara aveva chiesto per il "contenimento" dei profughi 6 miliardi, il doppio rispetto al previsto. LʼAustria: "Chiuderemo tutte le rotte, anche quella balcanica" . Tusk: "Finita lʼera dellʼimmigrazione irregolare"

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Il vertice dei leader Ue con la Turchia sulla crisi dei migranti si chiude con un'intesa di principio, di fatto un modo per prendere tempo fino al prossimo vertice del 17 e 18 marzo.

Il documento prevede il sostegno alla road map per Schengen; il reinsediamento dalla Turchia sulla base del meccanismo uno a uno proposto da Ankara; e l'ok all'assistenza umanitaria alla Grecia. Renzi: "Richieste turche ridimensionate".

Tusk: "Finita l'era dell'immigrazione irregolare" - "L'epoca dell'immigrazione irregolare in Europa è finita". Lo afferma su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, dopo il summit Ue-Turchia. Sebbene sia stata raggiunta solo un'intesa di principio e il vertice sia stato aggiornato al 17 e 18 marzo, il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel si dice ottimista: "La prossima riunione servirà per affinare i dettagli dell'accordo".

Merkel: "Accordo di principio su cui lavorare" - "Abbiamo gettato le basi per arrivare entro la fine del mese a un accordo complessivo sulla base della proposta presentata dalla Turchia". Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice Ue sulla crisi dei migranti, nel corso del quale è stata raggiunta un'intesa sui principi generali che dovranno ora essere tradotti in iniziative concrete.

Renzi: "Richieste turche ridimensionate di molto" - "Le richieste turche sono state attutite da un documento che le ridimensiona di molto". Lo ha detto il premier Matteo Renzi lasciando il Consiglio Ue al termine del vertice. "Abbiamo avuto - ha aggiunto - una bella discussione sulla libertà di stampa. Siamo ben felici se la Turchia prosegue il cammino verso l'Ue ma proseguire questo cammino significa abbracciare i valori costitutivi dell'Europa, per questo crediamo che sia importante continuare a insistere su questo punto".

Ankara propone scambio tra migranti legali e illegali - Il vertice era iniziato con la Turchia che si offriva di riprendere i migranti che illegalmente raggiungono l'Ue passando dalla Turchia da una certa data in poi (e non in modo retroattivo) - sia gli economici sia i richiedenti asilo - ma proponendo un meccanismo di scambio alla pari: per ogni profugo siriano riammesso, l'Ue deve accogliere uno in modo legale dalla Turchia.

Fonti Ue indicano un'adesione al meccanismo di reinsediamenti 'uno a uno' proposto dalla Turchia, alla roadmap per Schengen e agli aiuti umanitari alla Grecia, ma la sostanza resta ancora tutta da mettere nero su bianco.

Negoziati difficili - E' stato duro il negoziato tra i 28 leader europei di fronte alla nuova proposta di Ankara concordata all'ultimo minuto dal premier Ahmet Davutoglu con la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier olandese Mark Rutte nella notte che ha preceduto il vertice Ue. Tra i più arrabbiati: lo stesso presidente del consiglio europeo Donald Tusk sentitosi scavalcato, dopo il lavoro condotto in prima persona la settimana scorsa, alla ricerca di un'intesa.

Merkel e Rutte, col sostegno del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker hanno spinto per arrivare ad un accordo, a costo di andare avanti ad oltranza nella notte. Intorno alle 21, vista l'inconciliabilità delle posizioni, si sono sospesi i lavori per consultazioni e bilaterali, con l'obiettivo di trovare il consenso su un nuovo testo di dichiarazione.

Il no dell'Ungheria - Tra gli ossi più duri: il premier ungherese Viktor Orban, che ha posto il veto sul meccanismo di reinsediamenti dalla Turchia. Perplessità molto forti sono state espresse anche da Cipro, in merito all'apertura di nuovi capitoli negoziali. Molti Paesi, soprattutto quelli dell'Est ed i Baltici, hanno chiesto di rinviare tutto al vertice della settimana prossima (17 e 18 marzo) perché la proposta non è stata negoziata.

Il presidente francese Francois Hollande ha storto il naso. E anche il premier Matteo Renzi, che come altri colleghi, a partire dal britannico David Cameron, ha sollevato la questione della libertà di stampa al pranzo col premier turco Ahmet Davutoglu, ha chiesto un riferimento nelle conclusioni del summit, minacciando altrimenti un veto.

L'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha incontrato i leader di Cipro, Germania, Francia e Regno Unito. Il Paese della Mezzaluna, che già ospita due milioni di rifugiati, ha proposto all'Ue un sistema di reinsediamenti secondo uno scambio di 'uno a uno', dicendosi disposto a riprendere tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente l'Ue da una certa data in poi (e non in modo retroattivo) - sia quelli economici che i richiedenti asilo - ma per ogni profugo siriano riammesso, chiede che i Paesi dell'Unione ne accolgano uno in modo legale dal suo territorio.

In contropartita Ankara ha chiesto tre miliardi aggiuntivi (oltre ai tre già previsti) per il 2018, che l'Europa dovrebbe stanziare sulla base di progetti per migliorare le condizioni di vita dei profughi; l'apertura di cinque capitoli per il processo di adesione Ue (gli stessi che aveva messo sul tavolo già a novembre); la liberalizzazione dei visti a giugno, anziché ottobre; e 'aree umanitarie sicure' in Siria.

Ankara: "Noi indispensabili per l'Ue" - "E' il secondo vertice in tre mesi. Questo dimostra quanto la Turchia sia indispensabile per l'Ue" e viceversa, aveva detto Davutoglu al suo arrivo, sottolineando: "La Turchia e' pronta ad essere un membro dell'Ue". L'Unione però non sembra altrettanto pronta e il vertice straordinario, che all'origine doveva durare una mezza giornata, si è trasformato in una lunga corsa a ostacoli.

Durante il consesso c'è stata maretta anche sulla validità giuridica delle riammissioni prospettate. Alexis Tsipras dice di avere già un accordo in questo senso, altri però dubitano che sia giuridicamente sostenibile. Tra le varie opzioni circolate anche la possibilità di destinare i 54mila ricollocamenti, di cui mesi fa Budapest aveva rifiutato di beneficiare, ai reinsediamenti dalla Turchia.